-l'illustre Creatore rivela-
Tra penombra e gelo di luci
Io plasmo, affastellando umidi boschi
e fumosi tombini in vicoli foschi
-sentieri in cui muovere creature truci-.
Scuri e coltelli apporre, e letti
in cui angeli sognanti riposino ignari,
certo inconsapevoli dei casi non rari
in cui Innocenza perversioni alletti.
Volgo cineprese e luminarie
nelle angolazioni più varie
sì da far rilucere ghigni sinistri
-più argentei di pascoliani sistri-.
Conscio di filare cruente trame,
amalgamar la creta di turpi brame,
a un Demiurgo grottesco somiglio,
modellando d'Ispirazione l'ambiguo figlio.
E negli angoli cupi annuisco
dalla maestria con cui rapisco
i miei Incubi lunari.
Trascendendo il Sogno, rendendoli reali.
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