martedì 19 luglio 2011

138 - Asa Nisi Masa (“8½“ di Federico Fellini )

il bianco diffuso di otto e mezzo
bagnava di luce ogni attore
e quella era la luce del sogno
perché dovrei esser felice?
il mio compito non è questo
chi m'ha detto che devo esser felice?
- io non ho la faccia da buono
come guido anselmi
ma forse ho la stessa espressione blasé
e la sua stessa inaudita sincerità
che nessuno può portarmi via
sono sicuro che un giorno incontrerò
la mia claudia
e lei mi renderà umile
capirò di nuovo che le persone
sono come me umane
io so voler bene
io so voler bene
io so voler bene

137 - In morte di Ingmar Bergman

alle menti
di genti moderne
questo cibo
[ forse saprei offrire ]
ogni film è
il mio ultimo
film
si agita mentre
parla il suo inverno
che dice sottile
ci credo
come il teatrino
a cui assisto intento
da bambino melanconico
se ti dice che è un gioco
non ti spaventare
guarda
puoi spengere
la luce dannata

lunedì 18 luglio 2011

136 - Guardami negli occhi ( Vi presento Joe Black)

Guardami negli occhi
tu,
morte dagli occhi vitrei,
sei venuta a prendermi.
Ti sento.
Tu che non hai corpo
né tempo
hai bussato.
Entra.
Cosa aspetti ?
Ora so.
Ma, ti prego,
aspetta l'ora
che mi trovi pronto.
Ecco, non temo più.
Possiamo andare,
se vuoi,
è il momento
di passare la soglia.
Creatura anche tu...

135 - Il corpo, la tela (VICKY, CRISTINA, BARCELONA, USA,Spagna 2008)

Dipingo la tela col corpo
bagnato di terra e di sangue.
Mi giro, poi striscio
al ritmo del tempo.
Tu bionda
io mora
lei rossa
lui maschio.
Il mio uomo
che dona la vita
e striscia la tela.
Dipingo col corpo
e faccio l'amore
col tempo
e i colori.
E' maschio
il mio uomo
è il tempo che vibra
e risuona.
Tu bionda
io mora
lei, rossa.
Lui maschio.
La tela che vibra......
(Maria Elena)

134 - Dracula 2°

Egli posa sul petto di chi dorme come una farfalla
e ha il cuore rotto da un volto
testimoniato da raggi di stelle.
Il suo sguardo è una zolla di cenere – dove posava
bruciava i raccolti. Messo al morto un mattone sotto il mento
rilasciava un freschissimo sangue
dalle ferite, il caldo frutto
della digestione batterica.
Portate legna, tagliate la sua testa, voglio che smetta
di sorridermi dal bianco borgo della notte
perché io lasci la veste da notte nella sua ombra.
Posate la greca di una pietra grezza
sul cereo silenzio del suo petto
abbandonato, spargete rose
sul rogo del suo cuore
accucciato sul lato del mio letto
come una malattia della canicola.
Io pronuncio il tuo nome dall'alto
della picca di un campanile affinché tu ti arrampichi
lentamente, trascini in alto i segni della terra e sulla terra
cada. Io muovo
mani nell'acqua affinché il fiume freddo del tuo cuore si disperda
come una bianca fuga di animali tra le strisce dell'erba
affinché il bianco rogo del tuo cuore
non dissecchi il mio cuore – affinché non t'invochi.

133 - Dracula 1°

Coltivazioni di cereali nei feudi, mura
con castoni di ossa di operai
e guarnigioni in cavitate pectoris: invenzione
del ferro e sue conseguenze nel comportamento
del demone serale. Volti
fermentati per uso liturgico. A causa
di porfiria si ritraeva la lingua nelle cavità molli e l’occhio
semichiuso era trattato in ossido di cromo e sale.
Due pallide creature luminose in una notte senza luna vennero condotte
a morte totale per mezzo
di un paletto di frassino.
Riempi loro la bocca
con morsi di pesca e con semi
e nel cielo una fuga corporea di campane di bronzo.

Verrò nella tua casa guidato dagli stormi
affinché la tua ombra sia sfiorata
dal battito di un'ala, non dall'acciaio freddo
del fiume che ogni notte mi attraversa.

132 - L'amore è eterno finchè dura (Carlo Verdone)

Che sta franando ogni cosa da me
fardelli di fronde e rami verdi
guardata da lontano come un cane
giro la sera senza esattezza.
L’abisso cresce nella pancia
mi accorgo che il cuore non c’è
questi due topi rosicchiano
il pizzo della sottana blu.
Ci sarà polvere tra le cosce
devi sverginarmi un’altra volta
insultare le pulci sulla foglia
punire con lo sguardo la paura.

131 - Cuore sacro (Ferzan Ozpetek)

Alle quattro e mezza esco dal buio
è l’ora vuota di notte e di te.
Sono il resto del bicchiere nudo
giudicato dall’ignoranza di vetro.
Vengono le parole crude
a tagliare i diamanti caduti
dall’intonaco siderale di casa
eccomi a lavare pavimenti.
Come le sedie esperte dello spazio
si muovono lineamenti
ci incamminiamo fino al sangue
tu lieviti bocche e ne fai nidi.

130 - La fine è il mio inizio (La fine è il mio inizio di Folco Terzani)

So che non posso chiedere l'eternità
ma una briciola spalancata di luce
questo chiedo
rubare un movimento circoalre
al vortice del vago sussurro dei secondi
sposto indietro le lancette dll'orologio
le ginestre si risvegliano in primavera
il giallo è un dono del tempo.

129 - L'amore necessario

Dimmi, perché dài così tanto peso
al tono muscolare
di scene logore che poi sottrai al mio sguardo
rimboccandoti
una soltanto delle maniche?
Fa caldo in mezzo alle pellicole, a che serve
scoprire un pezzo d'avambraccio oppure d'altre
lontane inquadrature? Devi invece
riprenderti la fronte,
il tuo sudore fissato ormai a parole, controluce.
Guardami, non ti vedo, scarto avanti
spinta dall'imprevisto
dal bagliore
nel sottobosco
dall'attrito timido
tra felpe e pelle,
la tua curva a gomito.
Cosa ti resta ancora da nascondere?
Io non ti vedo più,
mi stai inseguendo per ritornare al tuo candore?
a quella prima scena
su un tappeto
di foglie riversate, itteriche
nel videotape preso a noleggio. Le domeniche
te le ricordi? Era la'more necessario, eri prezioso:
le ciglia allora sfioravano lo schermo
la corsa nuda che finiva in un risveglio.

128 - Cous cous (Danza del mentre)

Ritmo da sballo in corpo, terra e cielo congiunti nella pancia
mentre
dum dum tak: l'aria sfreccia rapida dal sen fuggita, fin negli occhi
di un uomo senza denti, già bambini,
mentre la melodia,
così:gli occhi l'afferrano, s'aprono un varco per il grande cerchio
mentre
la mano cade a pioggia sul tamburo, cade e si leva, invoca...
L'ombelico: piccoli cerchi in primo piano, lungo fremito
che non si vede ad occhio nudo, e prende linfa dalle radici dl corpo della donna
e a poco a poco sale, vibra e scende
mentre
l'onda del mare nero dei capelli segue il suo moto sempre uguale
mentre la nave
apparecchiata a festa di prima e ultima cena accoglie
nel suo ventre
la danza e l'attenzione, e tutto il carico di una comunità che attende - lodato iddio sia sempre,
bismallah - l'approdo eterno a lingue d'altri
mentre
la grande madre terra mette a punto la sua ricetta per l'integrazione
- cous cous di pesce -
e i convitati annegano vizi e miserie chic nel piatto forte
- panorama di carne e musica - più che nel vino, prima del cous cous,
mentre la pancia è un mantice che muove
le direzioni e i venti, ed accompagna
nella sua corsa una disperazione: sono secoli
che un uomo è senza fiato e corre per il cous cous perduto.

127 - Marilyn

Era notte, una notte afosa, calda.
Tu eri sul letto avvolta
nel tuo profumo;
eri bionda, bianca, immobile.
La tua vita ti era scivolata
tra le mani, la volevi fermare,
non ci sei riuscita.
Hai preferito sparire nel nulla,
dormendo, forse sognando.
Quanto hai sofferto piccolo,
morbido angelo,
nell'inferno del mondo,
dove tutto ha un prezo che tu
hai pagato caro.

126 - La mia vita era la trama di un film

Il visionario è l'unico realista
che vede ancora oggi come protagonista
un famosissimo regista.
Ha fatto la storia del cinema mondiale
quest'uomo fenomenale..
Quella Dolce Vita lungo La sua strada
lo condussero in un deserto
per debuttare con milioni di persone a fianco
trasformandosi in uno Sceicco Bianco...
Opere indimenticabili, graffianti,
ricche di satira, malinconiche...
quelle degli Anni Cinquanta.
Autore, compositore, sceneggiatore
da non dimenticare.
DI lungometraggi ha fatto un mare.
Grazie Federico Fellini.

125 - Vecchio proiettore

Vecchio proiettore
lasciato ad impolverare
nell'ombra di un angolo
quante storie hai filtrato
dal tuo unico occhio ormai muto
nel tuo lontano passato
quanti primi baci hai scorto
scambiarsi sulle poltrone
nascosti nel buio rassicurante
quante storie hai visto nascere
e quante forse spegnersi
nella consapevolezza della parola fine
già scritta tra le righe
delle immagini che noncuranti
continuavi a far scorrere davanti
quanti volti hai fatto sorridere
e quante lacrime scendere nella penombra della sala
hai regalato innumerevoli vite
nei pochi istanti rubati alla vita di fuori
ed ogni volta riempivi
gli sguardi di emozioni
quegli sguardi che a loro volta
erano per te esistenza
e di cui, ora, privo
conservi polveroso il ricordo
mentre senza più luci, solo, riposi

124 - Serate al cinema

Soffermarsi sulla scelta del film che merita,
questa settimana
e fermarsi sull'uscio
ad osservare la locandina appesa
(fa parte dell'atmosfera, creata dall'attesa
che continua nella fila per i biglietti
e i pop corn)
per poi immergersi nelle immagini che scorrono
(peredersi in un altro mondo)
indugiare sui titoli di coda
e stare a parlarne, dopo, per almeno un'ora
(la capacità di far sorridere, di far pensare)
E finire a litigare per chi è stato l'attore più bravo
o per il regista che nel film ha impresso
un pò della sua anima
(chi in un'immagine riesce ad immortalare il mondo)
Serate così, che in fondo
rientrano nell'ordinaria routine
e finisci per non apprezzare nemmeno così tanto
(e finisci per dimenticare il brivido che ti avvolge
mentre il buio piano cala
e la luce, soffusa, scolora nella sala)
la magia di un altro film, che ti fa volare via

123 - Una busta poetica (American Beaty di Sam Mendes)

Fissa l'immagine
la busta vola,
si infrange nel  ventgo
insieme alle foglie strappate all'autunno,
memorie mescolate
di petali di rose rosse
attorno alla bellezza
di un giovane corpo nudo.
E vola la busta bianca
danza nel vortice del  vento
esegue giravolte
nello spazio dello schermo
getta bagliori di su e giù,
sembra salire ma ritorna
ipnosi di incanto
tutto è naturale anche il suo andare.
Il garage, cornice e visione
una strada americana, vuoto che parla,
solitudine virtuale
in una poltrona di cinema
la busta poetica
racconta una storia
da noi volta via.

122 - Ozu (Yasujiro Ozu)

E' un continuo prestarsi ad un inganno diviso in due
Il mio BUDDHA moltiplicato milioni di volte
E' uno stato di trance che mostra smeraldi e lungimiranti paradisi interiori
(Cadevo nel tuo sonno e avrei voluto perdermi nella tua stanza chiusa e
piena di orologi che battono il tempo immobile:
è quindi falsa questa attesa... per noi
che aspettiamo, ma non sappiamo ancora cosa!)
Mischiasti nei tuoi magici eccessi il vuoto e la libido e un caldo significato -
poi capimmo che anche il vuoto è imperfetto
Sulle labbra, negli occhi, come archi d'argento e venti che gridano tutta la notte,
fluendo e rifluendo le nostre dita vagavano per le vie dell'amore
(quella volta con la mente piena di scivoli... e la notte cosparsa di benzina...)
Dove prendono forma i destini dei miei sogni?
Il mio tempo tace, sono condannato ad essere una gemma...
Fossi più integro, potrei trasformare in pietra questa gemma...
Dimmi che non puoi fare a meno di me!
Dimmi che farai il modo che io non mi perda più...
Ma dove sono finiti i miei sogni di gioventù?
Guardavo un film di Ozu
Tu eri andata via...
Fuori era notte...
- Anch'io mi sentivo pronto a rinascere -
Un autunno aspro...
Indovinavo i tuoi cieli nuvolosi...
Riconoscevo le tue farse notturne... vendute al silenzio che non può saziarci perché
non offre mai doni... e perché le strade non sono solo buie, ma anche perdute!
                                         

121 - Ciak

Con grazia inusitata
nel giardino delle meraviglie
lussureggiante alcova
di Capri a metà secolo
eleganti mani svedesi e inglesi
la falda del cappello
 trattengono leggiadre;
ed è charme ed è chic
nel ciak che immortala
gonne svolazzanti
e gambe di gazzelle
attrici spensierate e in erba
consacrano l’incanto
in pellicole note in tutto
il mondo e coppe di champagne
suggeriscono parole, di spume
che regalano brio a colonne sonore
tutte un brusio, di foglie
che sfiorano il vento.
Delicato afflato musica
il respiro profumato
di boccioli di rosa,
ripresi al mattino.

120 - Ai bagni delle regina Giovanna

    Galeotto fu l’incontro
                                           fra Vittorio e Sofia
                                           ai Bagni della Regina Giovanna,
                                           dei due grandi attori
                                           sente ancora i passi la roccia,
                                           salutata all’alba
                                           dai ruggenti fini di lui
                                           vuole impalmare con grazia, eleganza
                                           i misteri profondi di lei.
                                           Un crescendo fremente, bollente
                                           uguale da sempre.
                                           E sussulta la barca di legno
                                           sulle onde che respirano piano,
                                           non fanno rumore
                                           alle prime luci dell’alba
                                           canta solo il profumo del mare
                                           che dolci parole sussurra a Sofia
                                           ninna nanna infinita per lei,
                                           elegante creatura, vivace sorride
                                           e leggiadra plana dolce sull’acqua.

119 - Notturno armonico

Le note mi volano intorno
Restano sospese per un po’ nell'aria
Si lasciano osservare
Si lasciano ascoltare
Ce n'è qualcuna che si òascia toccare
Si lascia accarezzarea
Poi vanno via
Vanno tutte via
Qualcuna resta qui
Si posa sulle mani
E spera un giorno di tornare nell'aria

118 - rimembranza

Soave rimenbranza!
Mi sembra di vederti spuntar le ali
quando "girasti" per la tua città" Folla d'Autore "
esprimendo i caldi affetti del tuo cuore
verso questa terra d'incanto che ti ha dato i natali.
Fanciullo riflessivo e osservatore tra i luoghi ti aggirasti
e agli occhi tuoi apparve tra il sussurrar del vento,
della bianca rugiada e dell'immensità del mare la città sonante
e nell'aria e nel tuo cuore un canto nacque
per ricordar la materna patria e i segni che lasciò nella tua mente.
Ciak! Si gira....
Salerno tra monti e mare, tra i rosei tramonti e giorni chiari
un paesaggio di verde variegato che s'intona col celeste cielo
un mare azzurro solcato da candide vele...
e da onde che l'accarezzano intonando melodie dolci e sognanti
...mentre l'addormentato Castello la domina dall'alto.
Uno sguardo intorno desti, il lungomare, il grido di un gabbiano,,
i giardini al chiaro di luna, l'odor di mare, i magici raggi del sole,
tra gli scogli le onde impetuose, il Corso principale, strade, viuzze,
negozi vari e il maestoso palazzo di giustizia che presto
cambierà ubicazione, e tra lo scorrere lento del fiume Irno
lieto ti apparve alto il FARO che aspetta "IL TRASLOCO",
la giustizia tra il vecchio e il nuovo tribunale.
All'improvviso un raggio brilla e nei tuoi occhi e
nell'occhio del tuo obiettivo mirar si può lo spazio infinito
la terra, il cielo, il mare, l'erbetta e i fiori circondati da un alone,
dall'alone dei sogni e dell'amore, di un avvenire d'incanti e di sorrisi,
di giustizia e di tanta verità...di un orizzonte libero.

117 - Le storie vere: Mate Y Moneda e la minaccia

A noi avvolti dalle ombre terrene
ci porti come un sogno in storie vere
in vite autentiche di italiani che vivono lontano
in Argentina e in Venezuela, che di anni e
di pensieri gravati sono per le alterne sorti,
di gente umile, laboriosa, attenta e stanca
con la loro anima colorita ogni giorno più fiorita
di gioie, dolori, compassione e solidarietà,
di volti, di dolci fantasmi del passato, di parole
e tanti frammenti di ricordi, di una nave ferma nel porto
e con un gran desiderio di librare un volo.
Avanzi tu, da autentico italiano, tra cittadini e applausi,
illuminando le menti e aprendo i cuori
trasmettendo messaggi di persone vere,
luoghi, situazioni e gli infiniti affanni
che scintillano di emozioni e sogni.
Con ansia nel cuore e a volte con tormento narri
le strade, le chiese, i boschi, il mare e come nell'avida pupilla
vedono ancor la patria bella e come sempre vive immortale
il giardino in fiore, i boschi, i castagni,
lo splendido sole e il vento che abbraccia il mare.
Nelle due terre con dolce richiamo la campana suona,
suona pian piano, il tintinnio agita e consola e
giungedo infondo al cuore volare fa nell'aria i ricordi belli,
le processioni, i fuochi e il suono della banda.
La speranza è l'ultima a morire...di ritornar vi è ancora il desiderio
ed anche se gli anni son passati splende ancor nel cuore il tricolore
e frementi fissando l'orizzonte levan un canto...un inno d'amore che vola al vento.

116 - Il cappotto

Il vecchio cappotto,
logoro come la tua solitudine,
t'accompagna nel freddo
di Pietroburgo.
Nessun rispetto:
la copiatura fine, il basso lavoro.
E scrivi lettere
sul tuo letto angusto.
Arriva il cambiamento.
Ecco il paltò nuovo del mago-sarto!
E tu, piccolo attore, di una vita non tua
balli con l'amante di qualcun altro.
Ma tu rimani tale.
Derubato della tua apparenza
muori, ed essenza-fantasma
vendichi l'ingiustizia.
E lanci manciate
di parole, paiono coriandoli...
che poi cadono a posto
come tessere di mosaico!

115 - Film muto

Sulla scena stanno,
senza parole
piccoli attori che si muovono
veloci.
Poi,
pause silenziose.
I loro cuori di labbra,
immobili e muti,
coronano visi
pallidi come la Luna.
Nello sguardo
tutto si pone,
e giunge l'eco di una posa.
Ciglia lunghe, piume, mani
mosse a più non posso
nello struggimento
di un non amore.
E nella fine,
che pare non avere
tempo,
si leva l'unico rumore
di visione:
un pianoforte
suona note profonde
di mare.

venerdì 1 luglio 2011

114 - Tra sogni e emozioni

Quanta magia,
quanto stupore,
quanta fantasia,
e quanto amore.
In un cortometraggio,
quanto sentimento,
fugace passaggio,
di un soffio di vento.
Quante risate,
e che lacrimoni,
speranze evocate,
sogni ed emozioni.
E se un altro viaggio,
mi vuoi raccontare,
sono in tuo ostaggio,
già pronto ad ascoltare.

113 - Grazie Sergio

Assoli di tromba,
autentica poesia,
cercando una tomba,
nella desolata prateria.
In impazzita carovana,
una vita, uno sputo,
un figlio di puttana,
un nome sconosciuto.
Un soldato morente,
uno sguardo sul ponte,
un silenzio apparente,
una nube sul monte.
Torture e botte,
nel campo suonatori,
piangon nella notte,
fra soprusi ed orrori.
Vivi in ogni tua creatura,
il cinema la tua missione,
il western la tua natura,
sei unico Sergio Leone.

112 - Apocalypse now (atto 2°)

Un ritmo rapace
gracida o tace,
quel suono
che smembra,
napalm vorace.
La spiaggia soggiace
a scoppi di luce,
quel tuono
che sventra,
sputi di brace.
La scuola è in fiamme,
il villaggio, le palme.
Wagner dal cielo
incalza ed incombe,
cavalca trionfale
surfando le onde.
Che cosa scrivi o livida luce?
Cosa rapprendi ed indaghi tenace?
Cosa raggrumi e divori sagace?
Le ombre sudate grondano colme,
scovano, svelano, inseguono bombe,
incendiano, sganciano, scavano tombe.
Una mente capace che incanta e seduce
delirio verbale di un abile duce
quell’uomo,
e la tenebra,
(Silenzio)  un rimorso atroce.

111 - Apocalypse now (atto1°)

(Coro 1)
 (Coro 2) (Coro 3)
Heart of Darkness 
 out of weakness
  war of madness
night of dumbness 
 fearless sadness.
  Apocalypse now
“ἀποκάλυψις” 
 Apó kalýptéin
  Words that unveil,
reveal and remain. 
 What is insane?
  War is insane,
mad and profane. 
 War is a game.
  Kurtz is insane!
Tortured by pain, 
 covered with rain.
  Corpses in vain,
screaming with pain, 
 rumbling again,
  down in the grave,
shouting a name: 
WHO DID THIS? SHAME!

110 - Soundtrack

Ho composto silenziosamente una canzone:
sembra parlar della mia storia.
Le note scelte una dopo l'altra
in una notte buia di pioggia,
non piangeva solo il cielo…
anche il mio cuore.
Sembra perfetta o forse avrei voluto che lo fosse,
per me e per il mio film.
Lacrime, silenzio, emozione, speranza, insicurezza,
passione, desiderio, pioggia, magia, paura,
ansia, pace, amore.
Tutto sembrava contribuire a fare di quella canzone
una melodia speciale.
Finalmente è quella giusta!
Con icanto ho visto scorrere i titoli di coda con la mia
colonna sonora:
il cuore all'impazzata.
Per la prima volta nella mia vita mi sono sentita
felice e viva.