Fugge il tempo,
il tempo dell’orologio.
Quello che conosce
una sola direzione:
tic tac, tic tac
il tempo delle lancette.
Il presente, effimero confine
tra ciò che è già stato
e ciò che sarà, è in attesa.
E’là, bastimento che fende
le magiche nebbie notturne.
Sul molo logoro, spicchi di vita
ne attendono il passaggio.
Per vederlo. Per salutarlo.
Per poterlo vivere anche un solo istante.
Avanza il tempo,
il tempo della coscienza.
Quello capace di spezzare
questo divenire indistinto
e camminare a ritroso nella memoria
tra sogno, umorismo, disperazione, follia.
Viaggio un po’ triste, un po’visionario
tra borghi sopiti e incendi del cuore.
E’ ritorno alla verde stagione,
tra seni procaci e fuochi di primavera.
Tra le fronde al vento rifiorisce
il gran desiderio d’amore.
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