domenica 9 ottobre 2011

I risultati del concorso

1°  L'OMBRA DEL PADRE di Danila Rosetti
2°  COMPARSE DEL CINEMA MUTO di Mauro Barbetti
3°  SUONALA ANCORA SAM di Daniele Rossi
3°  AMARCORD di Antonella Riccardi

Ringraziamo tutti i partecipanti nella speranza di una futura edizione.
Ricordiamo che è disponibile la pubblicazione delle 33 poesie finaliste.
Chi desidera ricevere una copia, è pregato di segnalare il recapito, inviando una e-mail a:
info@sedicicorto.it. Per ragioni organizzative e di spedizione, si prega d'inotrare la richiesta
entro il 31-10-2011, in modo da predisporre una spedizione unica.
Grazie ancora per la vostra collaborazione.
Arrivederci al prossimo anno.

martedì 19 luglio 2011

138 - Asa Nisi Masa (“8½“ di Federico Fellini )

il bianco diffuso di otto e mezzo
bagnava di luce ogni attore
e quella era la luce del sogno
perché dovrei esser felice?
il mio compito non è questo
chi m'ha detto che devo esser felice?
- io non ho la faccia da buono
come guido anselmi
ma forse ho la stessa espressione blasé
e la sua stessa inaudita sincerità
che nessuno può portarmi via
sono sicuro che un giorno incontrerò
la mia claudia
e lei mi renderà umile
capirò di nuovo che le persone
sono come me umane
io so voler bene
io so voler bene
io so voler bene

137 - In morte di Ingmar Bergman

alle menti
di genti moderne
questo cibo
[ forse saprei offrire ]
ogni film è
il mio ultimo
film
si agita mentre
parla il suo inverno
che dice sottile
ci credo
come il teatrino
a cui assisto intento
da bambino melanconico
se ti dice che è un gioco
non ti spaventare
guarda
puoi spengere
la luce dannata

lunedì 18 luglio 2011

136 - Guardami negli occhi ( Vi presento Joe Black)

Guardami negli occhi
tu,
morte dagli occhi vitrei,
sei venuta a prendermi.
Ti sento.
Tu che non hai corpo
né tempo
hai bussato.
Entra.
Cosa aspetti ?
Ora so.
Ma, ti prego,
aspetta l'ora
che mi trovi pronto.
Ecco, non temo più.
Possiamo andare,
se vuoi,
è il momento
di passare la soglia.
Creatura anche tu...

135 - Il corpo, la tela (VICKY, CRISTINA, BARCELONA, USA,Spagna 2008)

Dipingo la tela col corpo
bagnato di terra e di sangue.
Mi giro, poi striscio
al ritmo del tempo.
Tu bionda
io mora
lei rossa
lui maschio.
Il mio uomo
che dona la vita
e striscia la tela.
Dipingo col corpo
e faccio l'amore
col tempo
e i colori.
E' maschio
il mio uomo
è il tempo che vibra
e risuona.
Tu bionda
io mora
lei, rossa.
Lui maschio.
La tela che vibra......
(Maria Elena)

134 - Dracula 2°

Egli posa sul petto di chi dorme come una farfalla
e ha il cuore rotto da un volto
testimoniato da raggi di stelle.
Il suo sguardo è una zolla di cenere – dove posava
bruciava i raccolti. Messo al morto un mattone sotto il mento
rilasciava un freschissimo sangue
dalle ferite, il caldo frutto
della digestione batterica.
Portate legna, tagliate la sua testa, voglio che smetta
di sorridermi dal bianco borgo della notte
perché io lasci la veste da notte nella sua ombra.
Posate la greca di una pietra grezza
sul cereo silenzio del suo petto
abbandonato, spargete rose
sul rogo del suo cuore
accucciato sul lato del mio letto
come una malattia della canicola.
Io pronuncio il tuo nome dall'alto
della picca di un campanile affinché tu ti arrampichi
lentamente, trascini in alto i segni della terra e sulla terra
cada. Io muovo
mani nell'acqua affinché il fiume freddo del tuo cuore si disperda
come una bianca fuga di animali tra le strisce dell'erba
affinché il bianco rogo del tuo cuore
non dissecchi il mio cuore – affinché non t'invochi.

133 - Dracula 1°

Coltivazioni di cereali nei feudi, mura
con castoni di ossa di operai
e guarnigioni in cavitate pectoris: invenzione
del ferro e sue conseguenze nel comportamento
del demone serale. Volti
fermentati per uso liturgico. A causa
di porfiria si ritraeva la lingua nelle cavità molli e l’occhio
semichiuso era trattato in ossido di cromo e sale.
Due pallide creature luminose in una notte senza luna vennero condotte
a morte totale per mezzo
di un paletto di frassino.
Riempi loro la bocca
con morsi di pesca e con semi
e nel cielo una fuga corporea di campane di bronzo.

Verrò nella tua casa guidato dagli stormi
affinché la tua ombra sia sfiorata
dal battito di un'ala, non dall'acciaio freddo
del fiume che ogni notte mi attraversa.

132 - L'amore è eterno finchè dura (Carlo Verdone)

Che sta franando ogni cosa da me
fardelli di fronde e rami verdi
guardata da lontano come un cane
giro la sera senza esattezza.
L’abisso cresce nella pancia
mi accorgo che il cuore non c’è
questi due topi rosicchiano
il pizzo della sottana blu.
Ci sarà polvere tra le cosce
devi sverginarmi un’altra volta
insultare le pulci sulla foglia
punire con lo sguardo la paura.

131 - Cuore sacro (Ferzan Ozpetek)

Alle quattro e mezza esco dal buio
è l’ora vuota di notte e di te.
Sono il resto del bicchiere nudo
giudicato dall’ignoranza di vetro.
Vengono le parole crude
a tagliare i diamanti caduti
dall’intonaco siderale di casa
eccomi a lavare pavimenti.
Come le sedie esperte dello spazio
si muovono lineamenti
ci incamminiamo fino al sangue
tu lieviti bocche e ne fai nidi.

130 - La fine è il mio inizio (La fine è il mio inizio di Folco Terzani)

So che non posso chiedere l'eternità
ma una briciola spalancata di luce
questo chiedo
rubare un movimento circoalre
al vortice del vago sussurro dei secondi
sposto indietro le lancette dll'orologio
le ginestre si risvegliano in primavera
il giallo è un dono del tempo.

129 - L'amore necessario

Dimmi, perché dài così tanto peso
al tono muscolare
di scene logore che poi sottrai al mio sguardo
rimboccandoti
una soltanto delle maniche?
Fa caldo in mezzo alle pellicole, a che serve
scoprire un pezzo d'avambraccio oppure d'altre
lontane inquadrature? Devi invece
riprenderti la fronte,
il tuo sudore fissato ormai a parole, controluce.
Guardami, non ti vedo, scarto avanti
spinta dall'imprevisto
dal bagliore
nel sottobosco
dall'attrito timido
tra felpe e pelle,
la tua curva a gomito.
Cosa ti resta ancora da nascondere?
Io non ti vedo più,
mi stai inseguendo per ritornare al tuo candore?
a quella prima scena
su un tappeto
di foglie riversate, itteriche
nel videotape preso a noleggio. Le domeniche
te le ricordi? Era la'more necessario, eri prezioso:
le ciglia allora sfioravano lo schermo
la corsa nuda che finiva in un risveglio.

128 - Cous cous (Danza del mentre)

Ritmo da sballo in corpo, terra e cielo congiunti nella pancia
mentre
dum dum tak: l'aria sfreccia rapida dal sen fuggita, fin negli occhi
di un uomo senza denti, già bambini,
mentre la melodia,
così:gli occhi l'afferrano, s'aprono un varco per il grande cerchio
mentre
la mano cade a pioggia sul tamburo, cade e si leva, invoca...
L'ombelico: piccoli cerchi in primo piano, lungo fremito
che non si vede ad occhio nudo, e prende linfa dalle radici dl corpo della donna
e a poco a poco sale, vibra e scende
mentre
l'onda del mare nero dei capelli segue il suo moto sempre uguale
mentre la nave
apparecchiata a festa di prima e ultima cena accoglie
nel suo ventre
la danza e l'attenzione, e tutto il carico di una comunità che attende - lodato iddio sia sempre,
bismallah - l'approdo eterno a lingue d'altri
mentre
la grande madre terra mette a punto la sua ricetta per l'integrazione
- cous cous di pesce -
e i convitati annegano vizi e miserie chic nel piatto forte
- panorama di carne e musica - più che nel vino, prima del cous cous,
mentre la pancia è un mantice che muove
le direzioni e i venti, ed accompagna
nella sua corsa una disperazione: sono secoli
che un uomo è senza fiato e corre per il cous cous perduto.

127 - Marilyn

Era notte, una notte afosa, calda.
Tu eri sul letto avvolta
nel tuo profumo;
eri bionda, bianca, immobile.
La tua vita ti era scivolata
tra le mani, la volevi fermare,
non ci sei riuscita.
Hai preferito sparire nel nulla,
dormendo, forse sognando.
Quanto hai sofferto piccolo,
morbido angelo,
nell'inferno del mondo,
dove tutto ha un prezo che tu
hai pagato caro.

126 - La mia vita era la trama di un film

Il visionario è l'unico realista
che vede ancora oggi come protagonista
un famosissimo regista.
Ha fatto la storia del cinema mondiale
quest'uomo fenomenale..
Quella Dolce Vita lungo La sua strada
lo condussero in un deserto
per debuttare con milioni di persone a fianco
trasformandosi in uno Sceicco Bianco...
Opere indimenticabili, graffianti,
ricche di satira, malinconiche...
quelle degli Anni Cinquanta.
Autore, compositore, sceneggiatore
da non dimenticare.
DI lungometraggi ha fatto un mare.
Grazie Federico Fellini.

125 - Vecchio proiettore

Vecchio proiettore
lasciato ad impolverare
nell'ombra di un angolo
quante storie hai filtrato
dal tuo unico occhio ormai muto
nel tuo lontano passato
quanti primi baci hai scorto
scambiarsi sulle poltrone
nascosti nel buio rassicurante
quante storie hai visto nascere
e quante forse spegnersi
nella consapevolezza della parola fine
già scritta tra le righe
delle immagini che noncuranti
continuavi a far scorrere davanti
quanti volti hai fatto sorridere
e quante lacrime scendere nella penombra della sala
hai regalato innumerevoli vite
nei pochi istanti rubati alla vita di fuori
ed ogni volta riempivi
gli sguardi di emozioni
quegli sguardi che a loro volta
erano per te esistenza
e di cui, ora, privo
conservi polveroso il ricordo
mentre senza più luci, solo, riposi

124 - Serate al cinema

Soffermarsi sulla scelta del film che merita,
questa settimana
e fermarsi sull'uscio
ad osservare la locandina appesa
(fa parte dell'atmosfera, creata dall'attesa
che continua nella fila per i biglietti
e i pop corn)
per poi immergersi nelle immagini che scorrono
(peredersi in un altro mondo)
indugiare sui titoli di coda
e stare a parlarne, dopo, per almeno un'ora
(la capacità di far sorridere, di far pensare)
E finire a litigare per chi è stato l'attore più bravo
o per il regista che nel film ha impresso
un pò della sua anima
(chi in un'immagine riesce ad immortalare il mondo)
Serate così, che in fondo
rientrano nell'ordinaria routine
e finisci per non apprezzare nemmeno così tanto
(e finisci per dimenticare il brivido che ti avvolge
mentre il buio piano cala
e la luce, soffusa, scolora nella sala)
la magia di un altro film, che ti fa volare via

123 - Una busta poetica (American Beaty di Sam Mendes)

Fissa l'immagine
la busta vola,
si infrange nel  ventgo
insieme alle foglie strappate all'autunno,
memorie mescolate
di petali di rose rosse
attorno alla bellezza
di un giovane corpo nudo.
E vola la busta bianca
danza nel vortice del  vento
esegue giravolte
nello spazio dello schermo
getta bagliori di su e giù,
sembra salire ma ritorna
ipnosi di incanto
tutto è naturale anche il suo andare.
Il garage, cornice e visione
una strada americana, vuoto che parla,
solitudine virtuale
in una poltrona di cinema
la busta poetica
racconta una storia
da noi volta via.

122 - Ozu (Yasujiro Ozu)

E' un continuo prestarsi ad un inganno diviso in due
Il mio BUDDHA moltiplicato milioni di volte
E' uno stato di trance che mostra smeraldi e lungimiranti paradisi interiori
(Cadevo nel tuo sonno e avrei voluto perdermi nella tua stanza chiusa e
piena di orologi che battono il tempo immobile:
è quindi falsa questa attesa... per noi
che aspettiamo, ma non sappiamo ancora cosa!)
Mischiasti nei tuoi magici eccessi il vuoto e la libido e un caldo significato -
poi capimmo che anche il vuoto è imperfetto
Sulle labbra, negli occhi, come archi d'argento e venti che gridano tutta la notte,
fluendo e rifluendo le nostre dita vagavano per le vie dell'amore
(quella volta con la mente piena di scivoli... e la notte cosparsa di benzina...)
Dove prendono forma i destini dei miei sogni?
Il mio tempo tace, sono condannato ad essere una gemma...
Fossi più integro, potrei trasformare in pietra questa gemma...
Dimmi che non puoi fare a meno di me!
Dimmi che farai il modo che io non mi perda più...
Ma dove sono finiti i miei sogni di gioventù?
Guardavo un film di Ozu
Tu eri andata via...
Fuori era notte...
- Anch'io mi sentivo pronto a rinascere -
Un autunno aspro...
Indovinavo i tuoi cieli nuvolosi...
Riconoscevo le tue farse notturne... vendute al silenzio che non può saziarci perché
non offre mai doni... e perché le strade non sono solo buie, ma anche perdute!
                                         

121 - Ciak

Con grazia inusitata
nel giardino delle meraviglie
lussureggiante alcova
di Capri a metà secolo
eleganti mani svedesi e inglesi
la falda del cappello
 trattengono leggiadre;
ed è charme ed è chic
nel ciak che immortala
gonne svolazzanti
e gambe di gazzelle
attrici spensierate e in erba
consacrano l’incanto
in pellicole note in tutto
il mondo e coppe di champagne
suggeriscono parole, di spume
che regalano brio a colonne sonore
tutte un brusio, di foglie
che sfiorano il vento.
Delicato afflato musica
il respiro profumato
di boccioli di rosa,
ripresi al mattino.

120 - Ai bagni delle regina Giovanna

    Galeotto fu l’incontro
                                           fra Vittorio e Sofia
                                           ai Bagni della Regina Giovanna,
                                           dei due grandi attori
                                           sente ancora i passi la roccia,
                                           salutata all’alba
                                           dai ruggenti fini di lui
                                           vuole impalmare con grazia, eleganza
                                           i misteri profondi di lei.
                                           Un crescendo fremente, bollente
                                           uguale da sempre.
                                           E sussulta la barca di legno
                                           sulle onde che respirano piano,
                                           non fanno rumore
                                           alle prime luci dell’alba
                                           canta solo il profumo del mare
                                           che dolci parole sussurra a Sofia
                                           ninna nanna infinita per lei,
                                           elegante creatura, vivace sorride
                                           e leggiadra plana dolce sull’acqua.

119 - Notturno armonico

Le note mi volano intorno
Restano sospese per un po’ nell'aria
Si lasciano osservare
Si lasciano ascoltare
Ce n'è qualcuna che si òascia toccare
Si lascia accarezzarea
Poi vanno via
Vanno tutte via
Qualcuna resta qui
Si posa sulle mani
E spera un giorno di tornare nell'aria

118 - rimembranza

Soave rimenbranza!
Mi sembra di vederti spuntar le ali
quando "girasti" per la tua città" Folla d'Autore "
esprimendo i caldi affetti del tuo cuore
verso questa terra d'incanto che ti ha dato i natali.
Fanciullo riflessivo e osservatore tra i luoghi ti aggirasti
e agli occhi tuoi apparve tra il sussurrar del vento,
della bianca rugiada e dell'immensità del mare la città sonante
e nell'aria e nel tuo cuore un canto nacque
per ricordar la materna patria e i segni che lasciò nella tua mente.
Ciak! Si gira....
Salerno tra monti e mare, tra i rosei tramonti e giorni chiari
un paesaggio di verde variegato che s'intona col celeste cielo
un mare azzurro solcato da candide vele...
e da onde che l'accarezzano intonando melodie dolci e sognanti
...mentre l'addormentato Castello la domina dall'alto.
Uno sguardo intorno desti, il lungomare, il grido di un gabbiano,,
i giardini al chiaro di luna, l'odor di mare, i magici raggi del sole,
tra gli scogli le onde impetuose, il Corso principale, strade, viuzze,
negozi vari e il maestoso palazzo di giustizia che presto
cambierà ubicazione, e tra lo scorrere lento del fiume Irno
lieto ti apparve alto il FARO che aspetta "IL TRASLOCO",
la giustizia tra il vecchio e il nuovo tribunale.
All'improvviso un raggio brilla e nei tuoi occhi e
nell'occhio del tuo obiettivo mirar si può lo spazio infinito
la terra, il cielo, il mare, l'erbetta e i fiori circondati da un alone,
dall'alone dei sogni e dell'amore, di un avvenire d'incanti e di sorrisi,
di giustizia e di tanta verità...di un orizzonte libero.

117 - Le storie vere: Mate Y Moneda e la minaccia

A noi avvolti dalle ombre terrene
ci porti come un sogno in storie vere
in vite autentiche di italiani che vivono lontano
in Argentina e in Venezuela, che di anni e
di pensieri gravati sono per le alterne sorti,
di gente umile, laboriosa, attenta e stanca
con la loro anima colorita ogni giorno più fiorita
di gioie, dolori, compassione e solidarietà,
di volti, di dolci fantasmi del passato, di parole
e tanti frammenti di ricordi, di una nave ferma nel porto
e con un gran desiderio di librare un volo.
Avanzi tu, da autentico italiano, tra cittadini e applausi,
illuminando le menti e aprendo i cuori
trasmettendo messaggi di persone vere,
luoghi, situazioni e gli infiniti affanni
che scintillano di emozioni e sogni.
Con ansia nel cuore e a volte con tormento narri
le strade, le chiese, i boschi, il mare e come nell'avida pupilla
vedono ancor la patria bella e come sempre vive immortale
il giardino in fiore, i boschi, i castagni,
lo splendido sole e il vento che abbraccia il mare.
Nelle due terre con dolce richiamo la campana suona,
suona pian piano, il tintinnio agita e consola e
giungedo infondo al cuore volare fa nell'aria i ricordi belli,
le processioni, i fuochi e il suono della banda.
La speranza è l'ultima a morire...di ritornar vi è ancora il desiderio
ed anche se gli anni son passati splende ancor nel cuore il tricolore
e frementi fissando l'orizzonte levan un canto...un inno d'amore che vola al vento.

116 - Il cappotto

Il vecchio cappotto,
logoro come la tua solitudine,
t'accompagna nel freddo
di Pietroburgo.
Nessun rispetto:
la copiatura fine, il basso lavoro.
E scrivi lettere
sul tuo letto angusto.
Arriva il cambiamento.
Ecco il paltò nuovo del mago-sarto!
E tu, piccolo attore, di una vita non tua
balli con l'amante di qualcun altro.
Ma tu rimani tale.
Derubato della tua apparenza
muori, ed essenza-fantasma
vendichi l'ingiustizia.
E lanci manciate
di parole, paiono coriandoli...
che poi cadono a posto
come tessere di mosaico!

115 - Film muto

Sulla scena stanno,
senza parole
piccoli attori che si muovono
veloci.
Poi,
pause silenziose.
I loro cuori di labbra,
immobili e muti,
coronano visi
pallidi come la Luna.
Nello sguardo
tutto si pone,
e giunge l'eco di una posa.
Ciglia lunghe, piume, mani
mosse a più non posso
nello struggimento
di un non amore.
E nella fine,
che pare non avere
tempo,
si leva l'unico rumore
di visione:
un pianoforte
suona note profonde
di mare.

venerdì 1 luglio 2011

114 - Tra sogni e emozioni

Quanta magia,
quanto stupore,
quanta fantasia,
e quanto amore.
In un cortometraggio,
quanto sentimento,
fugace passaggio,
di un soffio di vento.
Quante risate,
e che lacrimoni,
speranze evocate,
sogni ed emozioni.
E se un altro viaggio,
mi vuoi raccontare,
sono in tuo ostaggio,
già pronto ad ascoltare.

113 - Grazie Sergio

Assoli di tromba,
autentica poesia,
cercando una tomba,
nella desolata prateria.
In impazzita carovana,
una vita, uno sputo,
un figlio di puttana,
un nome sconosciuto.
Un soldato morente,
uno sguardo sul ponte,
un silenzio apparente,
una nube sul monte.
Torture e botte,
nel campo suonatori,
piangon nella notte,
fra soprusi ed orrori.
Vivi in ogni tua creatura,
il cinema la tua missione,
il western la tua natura,
sei unico Sergio Leone.

112 - Apocalypse now (atto 2°)

Un ritmo rapace
gracida o tace,
quel suono
che smembra,
napalm vorace.
La spiaggia soggiace
a scoppi di luce,
quel tuono
che sventra,
sputi di brace.
La scuola è in fiamme,
il villaggio, le palme.
Wagner dal cielo
incalza ed incombe,
cavalca trionfale
surfando le onde.
Che cosa scrivi o livida luce?
Cosa rapprendi ed indaghi tenace?
Cosa raggrumi e divori sagace?
Le ombre sudate grondano colme,
scovano, svelano, inseguono bombe,
incendiano, sganciano, scavano tombe.
Una mente capace che incanta e seduce
delirio verbale di un abile duce
quell’uomo,
e la tenebra,
(Silenzio)  un rimorso atroce.

111 - Apocalypse now (atto1°)

(Coro 1)
 (Coro 2) (Coro 3)
Heart of Darkness 
 out of weakness
  war of madness
night of dumbness 
 fearless sadness.
  Apocalypse now
“ἀποκάλυψις” 
 Apó kalýptéin
  Words that unveil,
reveal and remain. 
 What is insane?
  War is insane,
mad and profane. 
 War is a game.
  Kurtz is insane!
Tortured by pain, 
 covered with rain.
  Corpses in vain,
screaming with pain, 
 rumbling again,
  down in the grave,
shouting a name: 
WHO DID THIS? SHAME!

110 - Soundtrack

Ho composto silenziosamente una canzone:
sembra parlar della mia storia.
Le note scelte una dopo l'altra
in una notte buia di pioggia,
non piangeva solo il cielo…
anche il mio cuore.
Sembra perfetta o forse avrei voluto che lo fosse,
per me e per il mio film.
Lacrime, silenzio, emozione, speranza, insicurezza,
passione, desiderio, pioggia, magia, paura,
ansia, pace, amore.
Tutto sembrava contribuire a fare di quella canzone
una melodia speciale.
Finalmente è quella giusta!
Con icanto ho visto scorrere i titoli di coda con la mia
colonna sonora:
il cuore all'impazzata.
Per la prima volta nella mia vita mi sono sentita
felice e viva.

giovedì 30 giugno 2011

109 - Pur, ora

Sincronia
di moltitudini,
vive,
tra quartetti d'archi.
Risplende,
la vita,
tra un velo,
di polvere antica.

108 - Si recita

Si recita
l'onirico programma
d'un viaggio nel tempo.
Drappelli,
picchetti d'onore,
quadriglie e valzer.
Tornano
le maschere:
performance,
proiezioni di
film muti,
piume, tulle,
velluti.

Il sipario s'abbassa.

A rompere l'aria
soltanto le note,
d'una tromba.

107 - Il poeta moderno

Le corde della mia lira
sono interminabili
pellicole di celluloide.
I miei versi sono fotogrammi
che si nutrono dell'anima umana,
dei suoi sogni e delle sue paure
in perpetua metamorfosi.
Al ritmo di un ciak
rosicchio la realtà condita
con una macinata di fantasia.
Con le carte del tempo predico il futuro
e faccio giochi di prestigio;
con la battuta giusta al momento giusto
trasformo un perfetto nessuno
nel re del momento.
Scrivo immagini.
Immortalo parole
di quotidiana follia.
Sono il poeta moderno:
faccio cinema.

106 - Metamorfosi

Fiumi di luce
di stelle comete
ardono il ghiaccio
che attraversa il mio cuore
aride gemme pietrificate
appassiscono anzitempo
al loro declino.
Pallidi richiami a stagioni perdute
segni ineguali di orizzonti lontani
vaghi risvegli di un tempo che illude
che insegue la vita
che ancora finisce.

105 - Mani

Mani grandi, mani piccole
mani mie
le mani parlano
le mani lavorano
le mani amano.
Solo col gesto delle mani
scaturisce il verso dell'anima
svela il volto
s'accende lo sguardo
dona luce agli occhi incantati.
E quando le mie mani
stringeranno mani fredde
sentirò l'abbandono
la tristezza
nuvole oscure
lambire questo cielo terso.
Ma non avrò paura
condurrò per mano sicura
come la madre il piccolo
traverseremo insieme
le onde increspate della vita.

104 - "Pomeriggio pigro in casa di Donnie Darko e della sua famiglia"

Pomeriggio pigro... sto guardando in tv un programma stupido
i miei pensieri saturi di luce lanciano ami e nel mio cuore sboccia il prodigio di un coniglio
Insegnanti e ragazzi abitano questo luogo che separa la mia casa
dal giorno che due volte è già tornato... squassando il cielo -
l'aereploano sta arrivando o è già caduto o non è mai partito... o è
un cratere parlante e sfrigolante quel tuo profilo di coniglio umano
e disumano... frankie... io non capisco:
si parla del più e del meno... non ci sono risposte convenienti e tutto
sembra tranquillo... ma sarà vero? Niente è cambiato, il mio futuro... dov'è?
La porta si sta aprendo... l'aereoplano della notte è già tornato senza trambusto
si aprono come una bocca i miei anni... e tu dove sei amore mio?
Pomeriggio pigro... spengo la tv... questo programma mi ha proprio stufato;
altre premonizioni trovano me, prima la luna e poi mia madre... ma qual'è il posto che ci spetta?
Sento ridere di là in cucina le mie sorelle... come vorrei poter credere alla loro tenerezza!
Io non so chi sia quella donna che mi sorride e che è morta senza un quattrino e che parla tutte
le lingue dei miei minuti mortali e che mi dice che la clessidra è sempre stata vuota
“Tu sta' alla lavagna...donnie...” mi dice l'insegnante
“il preside è una carogna” dico io... e la luce fluorescente mi dà crampi di apprensione allo stomaco
ed emicrania di istanti rovesciati
Non cambia niente - il mio futuro dov'è? La porta si sta chiudendo... dietro di me...
e il mio futuro finalmente è qui... tu stammi vicina, Samantha!
L'aereoplano sta cadendo per inerzia; mi sacrificherò... per te, amore mio
Tempo mascherato da coniglio... io non mi lasciò fregare così!
Pomeriggio pigro... Cos'è successo?... io sono qui!
Il buio statico e del tutto non sollecitato... il tempo è un ammasso di rottami dentro alla mia finestra;
il mio orecchio ascolta le incongruenze correndo nel risucchio al più vicino punto di partenza,addio!

103 - Salina

Luogo lontano e quasi sepolto
Che mai avrei immaginato e che da sempre conoscevo
In cui la medicina migliore
È l’aria che respiro…
Luogo malato e pazzo
Che di follia e acciacchi ha fatto virtù .
Luogo in cui le parole che ti toccano il cuore
Sono cori silenziosi
Urlati dal vento e dal mare .
Luogo in cui la vita ti presenta te stesso
E hai proprio voglia di stringerti la mano
E abbracciarti fino a farti mancare il fiato .
Luogo di nuda terra e nudo te ;
che a ripararti dai tuoi demoni
trovi solo un cielo marchiato da stelle d’avorio .

102 - Il versetto del vento in poppa

Nuda pietra e nudo me
Il messia giunge su un gozzo senza timone…
I flutti carichi di onde tremanti
Hanno affrontato le sue ire .
“verità” si chiama il suo mozzo
E solo di teste di pesce si nutre
Ha un feticcio appeso a poppa
“giustizia”
È solito chiamarlo .
Nuda pietra e nudo me
Possa l’uomo arrivare pronto all’ultimo sbarco
Preparato ad affilare gli arpioni
E a issare le gravose nasse .
Stammi accanto compagna luna
Che marinaio io
Non lo sono mai stato…
Posati sulla bussola della mia coscienza
Di modo che la mia cecità
Cominci là dove il tuo chiarore si esaurisce .

101 - Cindy forever

Quiero perderme
en el vientre perfecto del lunar que tienes
justo a la comisura de los labios
en la uña rota del pulgar de tu mano derecha
en la mirada sombría de tus ojos
que parecen tristes
Quiero perderme en tu imperfecta sonrisa
en el valle que descubro en tu pecho cuando respira
en el ombeligo de tu nariz
Quiero perderme en la furia de tus pies que corren sobre la arena
en los vaivenes de tu cadera
en tus piernas esbeltas
en tu bostezo aburrido
Quiero quiero quiero
Quiero perderme en tu deseo
y
navegar en las mareas
de tus orgasmos

100 - Hipatia

Hilo transparente
de hechiso luminoso
bordaré el cielo
que amanece
en los ojos sombríos
de tus madrugadas
y trenzaré palabras
al atardecer
cuando el sol se desprende
en el mar de tus miradas
Te lo prometo Hipatia
yo seguiré tejiendo
la tela de tus sueños
canto de amor a la vida
por ser mujer y diosa
telar de las estrellas

099 - xxxxx

Dopo c'è il vento forte.
I rumori del passato sole.
Le regie, a tutti chiare,
organizzano attori malpagati.
Ulteriori assestamenti
per una anonima bellezza.
Fanno rumore i contorni
degli uomini immobili, Dei sbandati
sulle rive invernali.
Ma il vento è caldo e le sue promesse
allontanano nuvole giovanili.
Temporali possibili come
la verità assoluta.
È vento caldo. Limbo.        

098 - xxxxxxxxxxxx

Troppo pochi
sono questi
lampi di dubbio,
queste piogge leggere
che fanno ricordo.
Tra i segni degli
occhi stanno
immobili le nostre
preghiere. I migliori
risvegli col sole
negli occhi, la sabbia oggi
si scalderà.
Solamente il teatro
e le scene, gli attori
e l'applauso finale.
Noti dialoghi tagliano
l'aria, le frasi si
appoggiano alle
tante teste levate
in alto, assorte.
Torna alla mente
la prima campagna,
il primo rimorso
del giorno finito.
Ferito si iscrive,
al prossimo ballo.               

097 - Il Cavaliere (Il Caimano)

Vestiva una giamberga finemente decorata
con lustrini e paillettes d’oro.
La sua postura era fiera,
la schiena ritta e il passo deciso.
Alla cintura portava una spada
appuntita e riccamente forgiata
chissà a quale avo appartenuta
e da chi gelosamente custodita.
Era solenne, più che bello
in una parola ‘autorevole’ e procedeva
per la salita voltandosi di qua e di là
per salutare le dame intervenute.
Era il suo momento:
vittorioso cavaliere che aveva prestato
servizio nelle guarnigioni straniere
ed era tornato trionfante dal suo incarico.
Poi giunto alla sua dimora piena di trofei
aveva deposto la spada nella sua solita
posizione, si era spogliato della giamberga
e aveva sfilato gli stivali lucidi.
Indi aveva riposto le brache senza spiegarle
E, risciacquato il volto,
si era lisciato i baffi, prima di ripiegare
il lenzuolo per infilarvisi.
A letto era un uomo come tanti,

096 - Dersu (Dersu Uzala" di Akira Kurosawa)

Addio vecchio pazzo,
compagno di tante avventure.
La tajgà intera,
le rocce, le acque,
le piante e animali,
l'alce, la volpe, l'orso e il lupo,
chiamano da giorni il vecchio re scomparso.
E anche il vento,
l'impietoso vento,
tristemente soffia e sembra fischiare
il tuo nome, antico e immortale.
... Dersu ! Dove sei ? ...
Sei forse ritornato e stai nascosto
dentro un'elegante betulla ?
O stai dondolando mollemente
tra le fronde del salice maestro ?
O aspetti il disgelo,
per affiorare in primavera
dai flutti del torrente grande ?
So che il tuo corpo si è ormai perduto
lontano da qui, in un altro universo,
ma la tua anima è ben presente
tra questi muschi e questi sterpi.
Voglio stare con te, amico mio.
Voglio stare in questi boschi
e sentire la tua voce
riscaldarmi la mente
e ridarmi la vita.

095 - Pene d'attor precluse

Pellicola, Dio seppiato
Trascendente nel Girare
Poi rammendo circolare,
- Taglio - nemesi: Montato.
Quella Scena da Tagliare,
Entusiasmo pugnalato!
E lo sguardo più temuto:
La comparsa d’amputare.
Ch’io sia dentro - vana luce,
Al calar del buio in sala!
Sia la mia l’ultima voce
Che la Critica segnala !

094 - ASAD AL-SAHRA’: IL LEONE DEL DESERTO

Gocce d’iprite, semi di ribellione;
monete fenicie velate da una terra
avvelenata dal filo spinato,
da un buco nero che sputa
e ingoia vanga e fucile.
Ma il vento impetuoso non spezza la schiena,
la rafforza
profetizza  al-Mukhtar

093 - U regista (Acronimo)

Frusciare di sfocate
Immagini su d’un
Lenzuolo bianco che,
Mosso da luce abbagliante,
Orgoglioso, prende vita e,
Giocando con le mie fantasie,
Rapisce la mia mente
Attenta e sazia,
Finalmente, di vedere che ora
Il suo mondo segreto
Appartiene anche al mondo intero.

092 - Silenziose sere solitarie

M’immergo
nel buio di questa stanza
enorme e affollata,
che, come mendicante
affamata
di verità
e  bellezza,
mi vede arrivare
nelle silenziose sere solitarie,
accogliendomi
nel soffice abbraccio
d’una rossa poltrona.

091 - Comparse del cinema muto

A fine recita usciremo
attori non protagonisti
nella critica luce d'avvampo
seguendo un'orbita ellittica
così distante
da distratti spettatori
così estranea
al loro campo visivo.
Ci perderemo poi
ripetendo lenta l'ultima scansione
ed escludendo qualsiasi diversivo
ci lasceremo ignari
senza il trauma di un addio
solo per reciproca sottrazione
( non più tu – non più io )

090 - Nostalghia

La Madonna del Parto
nella chiesa di campagna
c’era la nebbia fuori
e uno spiraglio flebile di fede
nel tremore di un’attesa.
Presi poi la via di Siena
nel già calare meridiano
fino all'alzarsi d’improvviso contrafforte
all'abbazia di S. Galgano.
Tra navate mute
e un cielo - tetto precipitato a piombo
dentro nude arcate e l'occhio cavo
d'un rosone a fronte
udii quel passeggiare trasognato di Tarkovskij
che qui non lascia impronte    né dura
se non nell'anima matura
e nei solchi del suo scavo.
E scava l’acqua   scava il tempo della vita
sgocciola   defluisce   scroscia
e s’allarga infine nella piazza di Caterina
al farsi lento del buio
al lume di candela
che la pellicola è finita
finita l’ansia d’un ritorno
rimasta a metà strada
tra la notte e un nuovo giorno.

089 - Due (Richard Gere)

Due per la strada
abbracciati, felici,
io sola
dentro un cappotto morbido
sognando Richard Gere
le mani nelle tasche
per riscaldarmi il cuore.

088 - L'angelo (Ghost)

Verrai e mi dirai "andiamo"
muta risponderò al richiamo
e finalmente quieta
la mia anima, bianca cometa
fra le tue ali troverà riparo
e vincerà la notte col suo manto chiaro.

giovedì 23 giugno 2011

087 - 37 gradi in gocce

Passeggiamo per impero
Lì alla fontana sgorga acqua piovana
Bella dolce succulenta e lenta lenta.
a gocce guardando, tentai di lavarmi
In mani a coppo per evitare l’intoppo.
se sai dimmi cosa sentirai disse una voce
Scende a gocce calde come il sudore
E’ il sudore operaio? Capisco questo e il lavoro
Non e finita l’impero non e solo lavoro
Cosa senti stringi i denti
le gocce in sangue traboccano
Saranno le gocce della morte!
Dio...! perdono, siamo discendete
Lascia loro se senti
Lui continua è dice:
Prendi il sapone e sciacquati le mani
Le gocce pian piano
in pianto sulla mano si coricavano
Era il pianto dei bimbi

086 - film d'amore (con tanti baci)

E’strano darti un bacio stando
avvinghiati sulle poltroncine rinnovate
del patronato di quand’ero ragazzo,
fin che sullo schermo passano
sparatorie di cow-boy
e le frecce trapassano il telo.
Ho in ostaggio il tuo viso,
la bocca serro con labbra salate
di mistero, occhi di thriller,
goffaggine d’avventura in pantofole.
L’amore imperfetto dunque soffia,
sbraita, ansima, soffoca?
Non c’è rimorso, paura che s’attardi,
ci separi dal saltellare incerto
d’Ombre rosse e maggiordomi colpevoli.
Si misura, ad ogni esistenza negata,
la distanza impossibile tra vita e morte
prima di un duello diretto da Sergio.
Uno sparo di troppo farà, d’improvviso,
cambiare genere.
Dentro innocuo film di cartoni
dovevamo posare.

085 - Cappello a cilindro (Ginger e Fred)

Non so bene se sopra altitudini impossibili
di nubi cortesi o dentro il telo fantastico
che poi li nascondeva e segretamente
li liberava da dentro il cappello a cilindro
dov’erano finiti con i silenzi e le voci del film.
Noi stavamo a diventare grandi
in quel cappello provando i passi.
In compagnia di stelle, sorridendo a speranze
e scandendo ad ogni piroetta il nostro tempo
fatto d’ali, di bolle, di tip-tap brillanti
che per i cammini del mondo hanno adesso
lasciato l’eco di cicale che sbirciano le stagioni,
violini che suonano per le strade.
Ricordo, Ginger e Fred danzare.
Erano giorni in cui ci si sedeva dentro il sogno.

mercoledì 22 giugno 2011

084 - Trame

Rivedremo trame di film conosciuti
perché si ha l'ansia per l'ignoto
Ci piace giocare in speculari immagini
dove diventiamo protagonisti
certi del lieto fine
Sicuri che ripercorreremo il cammino
in un cerchio di emozioni continue
Le proiezioni si stemperano nell'aria
Nella testa brulicano pensieri in sciami
Pungono nel desiderio di sorprendere
Le visioni corrono sul telo nero
Si afferrano voci straniere
doppiate in parole conosciute
La pellicola si inceppa
Si fermano i momenti
Si sfoca l'immagine
Si confonde il sogno con la realtà
mentre i sensi percepiscono la paura
di accorgersi che è solo un film.

083 - Divenire

La trama apre piano le dita
convinta di occupare più spazio
incollata ad un telo scuro
ingigantisce le emozioni
Gli attori gestiscono la parte
dove tutto è avvolto nel mistero
Mentre dalla fessura
il mondo avvolto nell'oscurità
aspetta che il tepore del buio
sporchi il proprio divenire
con storie reali, inverosimili
fantasie
Il gioco masochistico
ferisce il cuore
perchè non si trovano altrove
statue di sogni da plasmare
Sorpresi, sgomenti
ci tengono i film
sull'orlo di precipizi
che ci convincono di saper
volare.

082 - Attesa (Toyland)

Un tarlo viscido avvelena
il canto degli usignoli
e invoca una fredda agonia
perché il seme non germogli.
Pallida la luna si inginocchia
negli androni delle case
a illuminare camicie bianche
nella valigia spiegata.
Soffocati nei vasi senza acqua,
cerchiamo attoniti un lampo
nelle tasche del gelido inverno
quando un terrore livido piomba i vagoni .
Si affilano le mani come coltelli
nella voce stentata che reclama il figlio.
I muri dissipano
la furia della notte, 
vibrano nell’aria come libellule
gli incanti delle muse.
Si addensa nera la neve
polvere di sepolcri terrei
mentre il profumo dei fiori
spande le luci torbide della sera.

081 - L'ombra del padre (Un gelido inverno” di Debra Granik)

Nei chiodi del bosco si disfa la luna
coi piedi annegati nel silenzio della melma.
Non s’è mai vista una stella
in questo crepare di solitudine
dove uomini nebbiosi sniffano cocaina
e donne indemoniate tagliano braccia
per accendere camini
che puzzano di muffa e patate annerite.
Non un’ala di primavera
né un odore di rugiada
nelle lame degli alberi
avvinghiati al ventre della terra
tra gli stracci assetati di carezze,
un rogo di ricordi
a salvare una ninna nanna
inghiottita dalla polvere
tra gli occhi crocifissi della notte .
Langue questa stentata preghiera
tra scampoli di vita che irrompono densi
come foglie cadute senza misericordia
nelle braccia fratturate
di caverne intonacate di bianco.

080 - Morte di un matematico Napoletano (di Mario Martone)

vere Schopenauer e Leopardi,
e tenerseli ben stretti.
Passeggiare,
da solo,
e ritrovare il colore di un muro,
così, com’era negli anni 70.
Una partita a briscola,
alla Casa del Popolo,
la luce appannata.
Ed un convegno,
a Bologna,
sulla Storia
dell’Idea d’Europa.

079 - 1° Maggio (900 di Bernardo Bertolucci)

Sventola, senza esitazioni,
un drappo rosso.

078 - Il volo di Mario

Ciak! Sorella Morte, accompagnami al terrazzo.
Ciak! Sorella Morte, il tempo è giunto.
Ciak! Questo passo per Fernandel che spara dalla montagna.
Ciak! Questo passo per Anna e Totò che cantano.
Ciak! Questo passo per Ferribotte, lui sa perchè.
Ciak! Questo passo per Gassman che si fa fucilare insieme a Sordi.
Ciak! Questo passo per Nino che sperava fosse femmina.
Ciak! Questo passo per Monica con la pistola.
Ciak! Apro la finestra e cieco vedo le rose nel deserto.
Ciak! Salgo sul terrazzo, amici miei.
Ciak! Volo verso il buio.
Ciak! Beati voi che un giorno morirete.
Io continuerò a rompere la pace dei cretini.
Con tutti i film che passano davanti agli occhi.
Mentre agonizzo qui sul marciapiede.

077 - Suonala ancora Sam

Suonala ancora, Sam,
quella canzone che parla di te, di me,
che parla dell’Amore, parla del Tempo,
di come soffiano, entrambi, sulla tremula fiamma
delle nostre vite…
Suonala ancora… per tutti quelli come me,
per quelli come te,
innamorati ancora dell’Amore…
e tu,
richiudi gli occhi, non dire niente,
presto sapremo quale fantasma
presiederà il risveglio,
conosceremo il destino degli amanti
e il nostro…
opaca e tremula è, ormai,
l’acqua del sogno
in cui si specchia la notte…

giovedì 16 giugno 2011

076 - La dolce vita

Sorvolano Roma
metallici occhi ed artigli astuti
d'elica.
Un esercito infantile
ignora la polvere
di un Cristo dorato sospeso.
Ostaggi d'antichi acquedotti,
biblici silenzi,
un'onda sensuale
concede bellezza
a chi impasta gocce d'amore
in danze affrettate.
Dalla Fontana di Trevi
alla Vergine Maria
un corridoio d'erba di periferia,
la dolce vita
che ha fame di vizi, di spettatori
e di sorte.

mercoledì 15 giugno 2011

075 - Buona fortuna, bambina (Humphrey Bogart)

In piedi come maleducati ragazzini
su un divano, sopra le teste degli altri
per un concerto jazz arrangiato,
grigio il colore dei respiri alle pareti,
i berretti di lana, la barba dei portuali,
il vecchio richiamo che ci ha fatto entrare.
Ottoni mescolati  all’ambra dei boccali,
al chiasso felice della musica dixieland.
Avventurosa notte con le guance rosse,
le stonature per poche ore rimediate.
In quale porto succede tutto questo?
Londra  e Marsiglia confusamente insieme,
un film con Jean Gabin in dolce vita nero,
è lui forse l’uomo che mi guarda dal bancone.
Ma l’eroe dei miei sogni è solo Rick Blaine:
doppiopetto bianco, occhi di lupo ferito,
vicino a un pianoforte bianco. Mi imbarco
adesso su un bimotore incerto nella nebbia,
altra città Casablanca, cafè americain, whisky 
nel bicchiere, eterno il fumo della sigaretta.

martedì 14 giugno 2011

074 - Cinema

Nel buio d'intorno
la realtà sfuma
e lo sguardo segue
un filo di luce,
che d'incanto un mondo
sullo schermo crea
di paesaggi e personaggi,
ogni volta diversi
negli infiniti colori
che dipingono l'uomo;
palputano emozioni, sentimenti
e le miserie della vita
anche con ironia e comicità;
epiche figure, personaggi di eroi
creano suggestioni di fughe
da una vita semplice e comune;
fantastici scenari
di strane, irreali creature
affascinano alla ricerca
di frenetiche allucinazioni
nei tempi nuovi.

lunedì 13 giugno 2011

073 - Cinematografo

Antoine  Lumiere dichiarò
“Il cinema è un’ invenzione senza futuro”,
Dopo secoli e secoli,
in verità il cinema è esploso,
come magma di emozioni,
suoni  e colori.
Senza tempo, tanta storia.
Un caleidoscopico mirare
Di un mondo che è la vita:
Luci colorate,
tempeste senza vento,
sorrisi senza colore.
Il respiro di un amore,
il bacio di una mamma.
Il sapore di un abbraccio,
il fischio della locomotiva errante.

072 - Haiku

Ballerina danzante,
ti prepari all’invito.
Due battute ripetute e il tuo dolce inchino.
L’obiettivo ti guarda.
Il  tuo falso sorriso ,
la tua lacrima asciutta.
Non fingere di sognare,
non nascondere la tua tristezza.
La tua vita è un film
Polvere nell’aria
..pensieri, parole sguardi danzano tra la musica..
 Una caleidoscopica lente
ti osserva:
all’alba sogni,
 il tuo segreto amore per Martino.

071 - Amarcord

Fugge il tempo,
il tempo dell’orologio.
Quello che conosce
una sola direzione:
tic tac, tic tac
il tempo delle lancette.
Il presente, effimero confine
tra ciò che è già stato
e ciò che sarà, è in attesa.
E’là, bastimento che fende
le magiche nebbie notturne.
Sul molo logoro, spicchi di vita
ne attendono il passaggio.
Per vederlo. Per salutarlo.
Per poterlo vivere anche un solo istante.
Avanza il tempo,
il tempo della coscienza.
Quello capace di spezzare
questo divenire indistinto
e camminare a ritroso nella memoria
tra sogno, umorismo, disperazione, follia.
Viaggio un po’ triste, un po’visionario
tra borghi sopiti e incendi del cuore.
E’ ritorno alla verde stagione,
tra seni procaci e fuochi di primavera.
Tra le fronde al vento rifiorisce
il gran desiderio d’amore.

070 - Il loro film in una nenia (La soltudine dei numeri primi)

Il mondo che intorno dipingeva paesi
correva con lei in autostrada.
La natura che respirava l'aria
di un ottobre gonfio di troppo caldo
lei non la ascoltava, però.
Alle orecchie vecchie cuffiette
creavano un cosmo,
guscio diverso da quello reale, ma altrettanto vero.
E in quella melodia estatica
di note armoniose di favole celtiche
le contraddizioni di quell'uomo,
rinchiuse in una nenia
in lingua sconosciuta.
Lei capiva.
Eppure se ne stava andando...
lui la lasciava andare.
Nei pensieri di lei il loro film, senza una fine.
Agli occhi di chi guarda,invece,
un po’ bagnati di pianto e di emozione,
sullo schermo appare “the end” bianco su fondo nero.

069 - American gigolò

Sulle strade della California
respiro la brezza del Pacifico
sento la velocità scivolarmi  addosso
il sole scaldare il mio cuore gelido.
Non devo fingere quello che non sono
mentre guido senza nessuno accanto.
Squilla il telefono …
Ritorno ad essere quello che mi chiedono  gli altri.
Ma in fondo
mi piace farmi pagare dalle donne
in cambio di un’illusione d’ amore
e per me, di  un’illusione di mascolinità.

068 - Marilyn Monroe

Camminando lungo Hollywood Boulevard
calpesterete la mia stella
voi che mi avete amato
senza mai possedermi
e  polvere oblio e sporcizia
la sfioreranno
 senza lasciar traccia.
Stella accecante stella che non muore
ho brillato di luce propria
sul grande schermo della finzione.
Protagonista assoluta
ero come mi volevate
bambola di biondi sorrisi
labbra che vivevano di baci
occhi per farvi sognare
corpo di morbida carne.
Ma anch’io piangevo e soffrivo
e avevo paura
che la vita non fosse come la recitavo
una favola a lieto fine
un’illusone d’ amore e di felicità.

venerdì 10 giugno 2011

067 - Lungometraggio

Nell'abisso vuoto del tempo
passante con orme di striscio
volte al cielo scivola lattea l'avviato
cammino i miraggi cappuccini
sballati dal solleone bellissime
improvvisano alla tristezza la felicita'.
Clorano le verità di fantasia corrono
da matti tutti dimentichi per cosa o ché
limitano di orme le impronte dei piedi
caricando la gioia e scaricando la noia
il destino che snocciola da sempre
una vita svitata di voglia di vivere.
SI, quella che dal tempo reale
sogna smalto e spessore al
valore del sicuro vissuto
che trascorso inutile scorre.
Non ci credevo e pur sempre
lo è bello camminare e cercare
al limitare della strada frutti
caldi di estate more spiluccate
da dita con lacrime sanguenti
tra rovi di spine irti, non di pianto,
ma di risi sorrisi.
Era il tempo del sano mangiare
di pensieri a morre e sazi desii
per moreggiar d'amore le confessioni
di confezioni dolci all'amorosa cioccolata
condite parole con api di miele a
fraseggio astratto collage di poesia.
Un mondo nuovo appare a chi vive
e di specchio rivive la propria immagine
che corre di fretta e a frotte di cose
vede di frottole il suo destino pieno.
A due occhi la fantasia pollina le pupille
catturate dalla retina sono cose in noi vecchie
nuove per l'intenso del contenuto interiore
che ammirato da angoli diversi desio tutto si
gode dell'arcobaleno le sfaccettature
e, la fine è improvvisa sfugge male
in lungometraggio la storia d'amore
che ridesta la tristezza nella felicità,
la realta' della verità priva del profumo di nostalgia.

066 - Cortometraggio

Giovane con l'amore
nascondino dietro l'angolo
il tempo l'evento aspettava
il cervello fumava
drogando i sentimenti
con la lettura dei fumetti.
Una dolce noia ingannava il destino
era il tempo degli errori, da fare, sopiti
dalle storie degli eroi di carta
convulsi di roulette e nuvolette di parole
intrecciando discorsi dei migliori ideali
con loro che erano i miei eroi
foglio dopo foglio giravano occhi e destino
immagazzinavo improvvisazione per
saziare di esperienza il
portafoglio delle mie certezze
garanzia per un sicuro domani.
La vita è strana al culmine
del sonno dei pensieri per caso
un insetto pizzica desio
all'anima mia rannicchiata
nel cuscino di sogni
dal torpore di paglia
fieno di fumetti sentimenti .
Strano! amore, amicizia e altro
si risvegliano dal letargo
incanto si compone
il quadro del mio domani.
Sarà scherzoso il
satirico destino propone
una brillantina storia d'amore
all'improvviso sfilo il filo del racconto
chiudo il libro del fumetto e
si apre innanzi a me
una storia vera tutta densa
piena di imprevisti stranamore.
Un succo dolce frenesia che
imbuta e ti imbeve
stranamore in cortometraggio
Corteggiamento rapido indolore
fidanzati senza fiaba
prima, unica lezione pratica
bacio con tumide labbra
amplessate con giochi di lingua
ed è stranamore .
Smuove tutto l'organetto del cuore
sogno o son desto casto
in sposo vado con l'amore
e la mia lei alla casa del signore.

065 - Stavo guardando un film americano

Stavo guardando un film americano
degli anni trenta.Grigio rosa e astuto.
E mi venne da piangere. Ad  un tratto
sentii dentro le lacrime  che mentre
mi sbattevo a inseguire appuntamenti
non utili,non veri,il senso vero
di vivere mi stava abbandonando.
Ma una sera appariva il buono – idiota
delle grigie pellicole di Capra,
così mite,distratto,inesistente
ma credibile che mi suggeriva
che poteva lui essere la vaga
risposta alle paure della vita.
Noi siamo uccelli stupidi affacciati
in un mare di specchi trasparenti
che riflettono immagini sfasate
e accavallate di due vite estreme,
vere e non vere entrambe. L’una grigia
e che non è mai nostra totalmente.
L’altra vissuta immaginariamente
con vile nostalgia. Senza consensi.
E fra loro oscillante e avara c’è
la follia che è una tenera compagna.
Un merletto del cuore. Un’agrodolce
complicità dei sensi con la mente
che ci aiuta a trascorrere la vita
nascosti in un castello di cartone.
Fino a quando una favola spalanca
la porta. E scopre quelle stanze vuote.

mercoledì 8 giugno 2011

064 - Il tricolore - (Noi credevamo di Mario Martone)

Sventola il tricolore
di sperduti pensieri
si addensano le nubi
su anime disperate
tengo alto il vessillo
di giovani caduti
per tre colori
la canto di inni
di nobili garibaldini
di moltitudini fiori
di umane profumo
sventola al cielo
il vessillo silenzi
di emozioni infantili
e assetati di gloriosa
libertà
popoli diversi
unica bandiera
popoli uguali
nel segno di inni
di avi lontani
il cuore pulsa
emozioni di libertà

063 - Che guevara (Che l'Argentino di Steven Soderbergh)

Il suo viso
sul mio petto
guidava la mia giovinezza
conservare il passato
curare il corpo
non darei la vita
per un ideale
lotterei per un ideale
lungo fu la strada
lungo fu il percorso
sul mio petto
la sua immagine
ancora splende
il suo sorriso
come una poesia
mi segue lungo
il mio cammino
ho i capelli bianchi scrivo poesie
ma il mio pensiero
di ribellione e libertà
seguono nuove strade
percorro nuovi sentieri
conservo il suo sguardo
e le sue canzoni
nella notte urlo
viva che guevara

062 - I sogni dentro il cinema

Passando abbiamo visto uno spezzone
di storia senza inizio e senza fine.
Ci siamo affezionati ad una scena,
una parte, un motivo musicale.
E non sapremo mai come finisca
né da cosa sia nata. Perché quando
siamo arrivati al cinema la sala
era già piena e il film era iniziato.
Fermi in un'epoca hollywoodiana
che ha consacrato le nostre passioni,
le ha inventate e ci ha fatto prigionieri
di spezzoni sognati in bianco e nero,
tutto il resto è insensato. Provvisorio.
Non c'è soggetto né sceneggiatura.
Solo la nostra voglia di sognare
interrotta da mille accadimenti
che poi non sono nulla ma ci fanno
disciogliere nei nostri desideri.
I nostri incantamenti. i nostri amori
profumati di miele e di lavanda.
Cinema: la Magnani e Jean Harlow
furono e sono i nostri pupazzetti
ul ripiano della felicità.
I nostri segnaposto nella vita

061 - Cinema, sogni, amore

Ieri pioveva. Ci siamo incontrati,
orfani di Gene Kelly e di John Hall,
all'angolo di quella stradicciuola
dove ci siamo dati un primo bacio
e che probabilmente non c'è più.
E abbiamo scritto un nuovo inesplorato
racconto di emozioni e di sentimento.
Perchè sotto una pioggia di memorie
e delusioni e sogni morti poi
pur di sentirci vivi ci si inventa
l'incontro con qualcosa o con qualcuno
ogni frattempo con dolce agonia..
E poi ci aiuta il cinema da quando
i signori Lumiere colo loro mite
trafficare fra i sensi ci hanno dato
Il favoliere magico con tutti
i sogni che ci sono necessari.
Forse l'amore è solo il bigliettino
che la persona della sedia accanto
ci abbandona con finta distrazione,
complice il buio, nel cavo della mano

060 - Donna d'oriente (The Millionaire di Danny Boyle)

Tintinnano campanellini
caviglie di giovane donna
fruscio di gonna
scalza a danzare
musica d’oriente l’accompagna
armonica e sensuale
veli trasparenti l’adornano
ha lo sguardo
che ammalia
merce dei rapitori di anime
infanzia dei giochi negata
un appiglio nei ricordi
che tornano
respinge il fato deviato
ribelle agli sguardi
che bramano
Jamil ha vinto
segue l’amore rubato
Latika riprende la via
libera di vivere
ancora la vita

martedì 7 giugno 2011

059 - Cinema d'essai

Terzo giorno d'aprile
Oggi inizia primavera
Me lo dice quel che resta di un sogno
Primo tempo:
c'è un fiore sullo schermo chissà come attecchito
Lo colgo, te lo dono, l'annusi, mi sorridi
poi scompari
Dissolvenze in bianco e nero
Didascalie senza parole
nel mio vecchio cinema d'essai
Fine primo tempo:
in attesa che l'inedia dirami l'infiorescenza dei ricordi
esco fuori
e mi siedo sul prato avvizzito
del tempo che non vivo
Secondo tempo:
scorre la mia vita in pochi istanti
si arresta la pellicola in certi punti
Correggo gli errori
col fiele dei disinganni
Il fascio di luce del proiettore
ridesta ataviche istanze col suo tepore
Chi sono stato finora?
Dove sarà l'unico amor vero che ho avuto
e quelli di un'ora?
S'illumina la sala
mentre scorrono lenti i titoli di coda.

lunedì 6 giugno 2011

058 - Lettera incompiuta (dedica a Massimo Troisi)

La poesia è di chi la usa…
la poesia abita
in riccioli ribelli
è costretta ad emigrare
per non morire di solitudine
E tu che poeta
eri dentro e saltimbanco fuori
ci hai lasciato
l'ultima lettera incompiuta
col soriiso triste
all'angolo della bocca
e una dedica muta
per non lasciarsi dimenticare
e noi che siamo rimasti
orfani dei tuoi sensi
ti rivediamo ancora
disincantato come allora
a crecare il senso di questa vita
disperso tra i vicoli
di una città che si ostina
a vivere, nonostante tutto...
una città che di te mantiene
una sorta d'immortalità.

057 - emozioni in bianco e nero

Scorreva il mondo
in bianco e nero
saltellava il pianoforte
dietro le pazze corse
di banditi dai baffi neri
Si respirava nell'aria
il profumo della festa
una magia discreta
ad ogni giro di manovella
la trepidazione di sapere
se l'eroina si salverà
La pellicola faceva nascere i sogni
e come loro si spezzava...
ci si tuffava il sabato sera
in un altro universo
in bianco e nero
eppur cangiante d'emozioni multicolori
Cosa ci rimane
di quelle risate a cuore aperto...
una vaga nostalgia
di cose semplici
di torte in faccia
inseguimenti mozzafiato
e il presentimento
che stia finendo
l'età dell'innocenza.

056 - Una luce (Silenzio, inizia lo spettacolo)

Occhi quasi di bimbo
sono quelli che fissi la guardano:
è solo una scia,
ma di una magica luce
che illumina la stanza ormai tutta nera,
ricolma di uomini e donne,
avvocati e baristi, dottori e operai,
un piccolo mondo in attesa solo di quanto presto vedrà.
Ma ora si allarga,
sempre di più,
fino a sparire
nel momento in cui incrocia,
come d’incanto,
il telo grande e bianco
e il sogno diventa realtà.

Ecco è lo schermo
che dunque s’accende:
la forza di mille storie e di tante emozioni
è pronta a riempire gli occhi di quei cento volti,
tutti fermi coi nasi all’insù
in attesa che, anche stasera,
sia soddisfatta ogni loro curiosità.
Silenzio, inizia lo spettacolo!

martedì 31 maggio 2011

055 - Memorie di una videoteca (collage di 14 film)

Luce dei miei occhi,
il più bel giorno della mia vita

è stato con te, insieme a Parigi.
«Prendimi l’anima» mi dicesti
«e vivi con me la meglio gioventù che hai davanti…
la vita è meravigliosa ed insieme lo sarà per sempre.»
Sei stato il mio sogno di una notte di mezza estate
durato troppo poco, durato niente.
Quel giorno, i tuoi occhi di cristallo
hanno distrutto la mia vita,
durante i cento passi più sterili che abbia mai camminato con te.
«L’amore è eterno finchè dura» mi hai detto
«Bugiardo bugiardo!» ho gridato piangendo…
ma, con la neve nel cuore
mentre, invano,
tentavo di rubarti l’ultimo bacio
mi hai detto addio
con un buffetto ed un semplice
«…ricordati di me».

venerdì 27 maggio 2011

054 - L'ultima maschera (dedica a: Totò)

Sul palcoscenico
di tutta una vita
l’ultima maschera
ancora una volta
s’inchinò riverente
a salutare sguardi
devotamente volti.
In mano al guitto
l’estremo filo
per ultimare attento
tela da commediante.
A duttile burattino
pellicole dipanate
fra trama di risate
e ordito surreale,
tratti chiaroscurali
in arcano astrattismo
d’avanspettacolo
ed esperte scansioni
di stratigrafia epocale.
Poi il tempo spense luci
a ritmata quotidianità
finché il sipario si chiuse
concedendo il volo.

053 - Bobine d'emozioni (dedica a: Charlot)

Voluta ed obbligata
la complice solitudine,
a scandire lenta
dondolanti passi
con fidato bastone.
A bombetta il copricapo,
costrizione nella giacca,
goffi gli ampi calzoni,
accademica perizia
solcante oceaniche scarpe.
Azzurrità lo sguardo
d’emozioni riflesse
su lucido specchio.
Incantato sorriso,
nostalgica incisività,
paura di un mondo sordo
ad ogni comprensione
tracciarono abilmente,
in toni chiaroscurali
di fumose bobine,
umana alienazione.
Vagabonda innocenza
di semplicità intrisa
per ricordare all’uomo
l’essenza del suo esistere

mercoledì 18 maggio 2011

052 - Da qui all'eternità (dedica a: Da qui all'eternità)

Mentre rotolavamo allacciati sulla sabbia
appena lambiti dalle onde
che morivano più in là, sugli scogli,
più sussurranti e complici
delle nostre labbra,
bagliori incendiarono il tramonto
e tutto il mondo crollò
come un castello di bugie e illusioni,
piovve la morte dal cielo che fu unito
alla terra da colonne di fumo:
la folle corsa non salvò
dal destino l'ultimo degli eroi,
né scampò al disastro il nostro amore.
Oggi il silenzio è quasi irreale
dopo tanto rumore
corone di fiori galleggiano
senza mai incontrare la riva.

051 - Dono d'amore

Come i magi
seguendo la scia luminosa
della stella cometa,
la stella divina,
portaron doni al Bambino Gesù,
anche noi lasciamoci guidare
dalla scia dei sentimenti
di pace e speranza,
affinchè il nostro cuore sia apportatore
del Vero Amore.

050 - La mia stella (dedica a: Il bambino con il pigiama a righe)

Anche oggi sono qui, 
a guardare la luna.
E una miriade di pensieri
invade questo cielo
stellato.
La mia Stella Guardiana
oggi custodisce
il segreto dolore,
che adombra
l’anima.
All’occhio altrui
sfugge,
distratto
dalla superficialità
del vedere.
Mentre qualcuno
osserva, scruta
e mi chiede perché,
ora,
proprio quella stella
brilla più del solito…

049 - Tra i gracili fiori (dedica a: La stanza del figlio)

Il prato è gremito
di nuovi colori.
E tu giaci infondo,
tra i  gracili fiori.
Sovviene d’aurora splendente
un raggio di sole suadente
e tu della notte feconda,
bagnata dal mare, sei fragile onda.
Stridente la pace che intorno pervade,
fa ammenda al tuo volto che nulla invade.
Due occhi giammai quel prato han veduto,
che al cuore scalfito han lasciato,
saldato dal pianto sommesso,
il ricordo vivido del tuo riflesso.
Un angelo in cielo che oggi è volato,
su un vuoto perpetuo che nulla ha colmato.
Il prato è gremito
di splendidi fiori.
Guardali, prendili, mio dolce amore,
cibati oggi del mio dolore.
Poiché nella fragile sponda
l’anima tua per sempre ridonda.

048 - Posso delegarti la mia paura (Dedica a: "Il favoloso mondo di Ameliè")

Posso delegarti la mia paura
che gli scalini di Montmartre
questa volta non finiranno?
Che ci troveramo a metà strada
per tutta la vita?
Avresti alzato spalle,
perché sei l'imbecille che guarda il dito,
non hai mai rotto la crème brulè con il cucchiaino,
e non capisci che tutte le tragedie del mondo
sono colpa della mia macchina fotografica.
Però abbiamo entrambi le ossa di vetro,
e potremmo affondare per mano nel canale Saint Martin,
e vivevamo emozioni
che erano pelle che ci saremmo potuti scambiare.
E se tra vent'anni dovessi ricevere una lettera,
anche se fasulla,
voglio che tu mi dica
che stavi solo cercando
di fare della mia vita
un posto un po' meno
buio.

047 - Roma te piagne cara Nannarella (Dedica a: Anna Magnani)

Roma ha pianto lacrime de vetro
ch'hanno lavato tutti i monumenti,
er Pincio, er Coloseo... Piazza Sanpietro...
tra li singhiozzi e mille scoramenti!
Un Angelo 'n sottana se n'è ito,
a modo suo... tutta scapijata...
co' gnente addosso... amanco er vestito
fraggile e dorce come 'na giuncata!
Su la ribbarta dura de la vita,
'na luna tonna...è l'occhio de bove,
dietro 'n sipario de nuvola candita,
a 'llumina’ la scena mentre piove!
La grossa eredità che hai lassato,
a 'sta città che t'ha stretto sur core,
è er modo quantomai esaggerato
de recita' mettennoce l'amore!
La pioggia è ferma tra li Sanpietrini
come a forma' una granne scacchiera.
Noi, su l'attenti, come sordatini
a recita' 'n silenzio 'sta preghiera!

046 - San Lorenzo, 19 Lujo der '43 (dedica a Anna Magnani)

Povera Nannarella fja de strada
cresciuta tra baracche e carcinacci,
ricordo ancora quanno l'ho 'ncontrata
ciaveva addosso solo quattro stracci.
Era er quarantatrè...la fame nera
spigneva a compi' azzioni malamente
quarcuno volle principià 'sta guera
ch'aruvinò er destino a tanta gente.
Er codice 'mponeva d'ammazzalli…
ma Nannarella no, era 'n peccato,
du' occhi neri che…solo a guardalli
te fanno senti' zucchero filato.
Sotto li panni zozzi e sdrucinati
c'era l'acerbo corpo de 'na donna
così, queli bojacci assatanati...
j'hanno strappato via puro la gonna!
A turno tutto er gruppo d'esse- esse
fece la fila... una botta e via!
Io me so' chiesto, ma come po' esse'
che staveno a tocca' una Giudia!
Puro la razza Ariana 'n de 'sti casi
ce s'arimmischia co' quella 'nferiore,
co' la capoccia dritta, in arto i nasi
so' usciti soddisfatti da 'n par d'ore.
Co' la vergogna, strigne tra li denti
la rabbia d'esse 'na privileggiata
e tra li lampi dei bombardamenti
rimpiange puro er giorno d'esse' nata!
Da sopra la baracca de lamiera
la notte ha operto tutto er fazzoletto
e lacrime de stelle quela sera
ha pianto er celo cor dolore 'n petto!
Da allora, la pora Nannarella,
s'arabbbia mòrto quanno che l'abbracci
ner nosocomio fa nisconnarella...
e dondola 'na bambola de stracci!

mercoledì 4 maggio 2011

045 - Fantasia 2000

Lampi che squarciano nubi atre,
indifesa come persa tra gli elementi,
piccola orfana tra la confusione di Rapsodia in blu
- apologie di gente ammanierata,
ancelle asseverate al baccanale,
canicola estiva miscellanea di gente mascherata -
…cerca in alto il compluvio
verso il quale dovrai stringermi la mano
e affrettarci a correre insieme,
di virtù e fantasia.
Affé, sarò l’apprendista stregone,
che, seppur impacciato,
ma almo nei propositi,
ti farà vivere in una parentesi animata,
ampolla di immagini di quando eri bambina,
con la bacchetta in mano.
Alena di rosa del crepuscolo,
guiderò i tuoi pesi con scope operaie
con secchi ricolmi di sorrisi perduti,
moltiplicandole con rintocchi del mio braccio astato,
per guidarle verso l’Averno da riempirlo fino a farlo scomparire.
E tu vivrai per sempre nel mio mondo,
suggellata dalla creatività colorata
dove non potrai essere traviata
dai personaggi di semplice Fantasia.

venerdì 29 aprile 2011

044-Bagliori nell'arte - (dedica a Mario Monicelli)

Successo   amori   mirabili capolavori
Frutto d’ingegno ,alla magica celluloide votato
Il tempo incalza inesorabile
E giunge la vecchiaia: dono generoso?Fardello gravoso?
Gli  acciacchi affiorano - Le forze scemano
Il corpo avvizzisce – L’animo si incupisce
Il  ritmo della quotidianità procede con difficoltà
Le luci si affievoliscono
Il morbo insopportabile scalfisce lento
L’inquietudine serpeggia
Nella desolata camera d’ospedale il gesto estremo
Il salto nel vuoto:coraggio o disperazione?
Quali pensieri ultimi tormentano la cruda solitudine?
Quel corpo amato curato corteggiato…ora negato
Un luminoso tormentato ciclo vitale finisce?
Le tenebre dell’oblio nella profonda oscurità
avvolgono senza pietà
L’Arte
luce delle menti e dei cuori
eterna splenderà…

martedì 19 aprile 2011

043-Strampalato artista (dedica a Federico Fellini)

Graffiante Federico,
non ricordando nulla
elaboravi idee e schemi,
inventavi la vita.
Curiosità del sapere
"come andrà a finire"
lui ne aveva,
come estemporanee essenze ricche
da restare nella memoria.
Strampalato artista
amato, odiato;
con caparbietà da maestro
contemplavi il mondo, la vita,
accumulando pensieri
che si mescolavano tra di loro.
Affrontavi, dimenticavi.
Amante ed amato.
Pellicole di vita
facevi tue da donare.
Tesori felliniani da adorare.
Vorrei possedere la mente,
la sua luce;
ciò che ci hai regalato.

042-Cinema d'autore ciak

Un amplesso di luci, volti, suoni,rumori;
destini plasmati
tra le pagine di un copione;
sequenze di vita
che scorrono rapide.
-Battuta dopo battuta-
la trama si intreccia,
inebriandosi
delle espressioni
di volubili attori,
e conclude il suo folle viaggio
proiettata in una ingannevole realtà.
Titoli di coda.

martedì 12 aprile 2011

041 - 1996...Ultimo episodio (dedica a Krzysztof Kieślowski)

Presagendo l'imminente epilogo
in fondo al testamento
la firma in tre colori.
Sulla prima pagina
ritagliato per i posteri
in sbiadito fotogramma
la solita vecchietta
liberarsi del suo peso.
Poi, il filo rosso
sigillato nella busta.
Ultimo sguardo al bicchiere
vicino al capezzale
dove l'ape, ormai stremata
rinuncia in fondo
al prossimo destino.

mercoledì 6 aprile 2011

040-we don't need names ( ispirata a: Ultimo tango a Parigi)

Ho sentito il profumo dei fiori
sbocciati sul tuo cappello nero
passeggiavi veloce sotto il ponte
e il rumore del treno copriva i tuoi passi
e il mio grido di dolore.
Ho seguito la curva giovanile delle tue natiche
muoversi languidamente
nella casa di Rue Jules Verne.
Ho toccato il tuo seno libero
che traspariva dalla seta
gialla come le pareti,
e la luce che filtrava
nella casa di Rue Jules Verne,
dove l'amore ci stava aspettando.
O forse era la morte.
Chiedevi il mio nome
e cercavi il mio passato.
Le nostre voglie senza parole
scivolavano come l'acqua della Senna
tra le tue gambe aperte e lunari
per lasciarmi annegare.
Noi, sconosciuti e folli.
We don't need names
per amarci fino a morire
mentre ti tengo tra le braccia
danzando un ultimo tango
senza sapere ancora chi siamo.

039-shoot me (dedicata ad un'attrice)

SHOOT ME

I am standing before the camera
waiting for the
“Action!”
Direct me
What do you want me to do?
Smiling crying thinking
saying nothing or everything?
I play the role you gave me
I am in love
with an eye focusing  me
as I would be…
I feel the magic lighting the set
I tell the story of somebody else
I don’t say the truth
but what ought to be truth.
Shoot me
Once or many times
until I fulfil your desires. 
It is the only way I have
to be forever alive, even after
                                              
 THE END



Traduzione:

Shoot me

Sto davanti alla camera
aspettando
“Azione”
Dirigimi
Cosa vuoi che faccia?
Devo ridere piangere pensare
non dire niente o tutto?
Recito il ruolo che mi hai dato
Sono innamorata
di un occhio che mi mette a fuoco
come se…
Sento la magia illuminare il set
racconto la storia di qualcun altro
non dico la verità
ma quello che potrebbe essere la verità
Shoot me
Una volta sola o tante
fino ad esaudire i tuoi desideri.
E’ l’unico modo che ho
per viver anche dopo la parola
                                              
  FINE

domenica 3 aprile 2011

038 - Due donne (dedicata a La Ciociara)

Avanzano fianco a fianco sulla strada del ritorno.
Muti ricordi velano gli occhi ardenti,
un pianto spento bagna la polvere e il sasso.
Avanzano, l’antica quercia e la sua foglia:
le salde radici che affondano nella terra,
il tenero germoglio sul ramo brunito dal tempo.
Protesa è la materna ombra sulla corteccia già scalfita.
Un refolo scompone le chiome,
cicatrici ricamano l’anima.
Due donne e un dolore sotto la pelle,
per mano avanzano nel viaggio della vita.
Di tanto in tanto si guardano negli occhi
per tornare a volare

037-Polanski

Destino di deserto.
Dubbio.
Penso domotico
o
pen - so…domitico.
Droghette
Droghette
A lui, far la conta,
ora
Un, due tre…
Stecchette
Stecchette
Che,
a ferir di penne,
e di pene,
belle colombelle
a restituir ora
gabbiette e catene.
Ci farà un film.
Un clip
almeno, un clip!
Dr. V.
Capir,
a naso
almeno,
dovrebbe.

036-Reportage

Madonne nere stringono al seno
il frutto dell'amore
in paziente attesa di un evento
improbabile e lontano,
mentre vicino, invece,
esplodono violenze,
al rombo di costosi fuoristrada
armati di mitraglie:
ricchezza di affamati
consegnati alla solidarietà
dei popoli che amano la VITA

035-Memorie del passato

Le fotografie
rievocano
i passati trascorsi.

034-Scorre

Scorre silente
la vita esistente
del nostro mondo.

033-Film

Immagini, volti
e parole
animati dalla mente dell’autore
attraverso lo sguardo
dello spettatore…

032-Emigrazione

Speranza di ritrovare altrove
ciò che si è lasciato in fondo al cuore…
Viaggio nell’oceano della nostalgia
lontano dall’isola della propria terra natia…

031-La seconda parte della vita

Con l'entusiasmo va: il primo sentimento!
Quello che credi immenso… che credi eterno!
Ma il tempo scorre… e porta il cambiamento…
così crescendo, accade molto spesso,
che ognuno poi fa scelte indipendenti!
Cominciano i rancori… e  a denti stretti...
rimugini su tutto
e il come è stato
che il sogno tanto bello si è spezzato!
Conserva il cuore tuo: quel bel ricordo...
di un tempo assai felice, ormai miraggio!
ne cieco più di un cieco che non vuol vedere...
che tempo giusto è questo: per cambiare!
Soddisfa il tuo bisogno: il più impellente!
Di dare cibo nuovo alla tua mente!
La vita è ogni giorno che ti è concesso,
ed ogni giorno nuovo serve a questo!
Per cominciare un altro tuo domani
più ricco sei di ieri nei tuoi pensieri!
Conserva l'entusiasmo del tuo bambino...
Non hai fallito in nulla: sei ancora in gioco!

030-Nostalgia Cinematografica

I capelli ormai bianchi
tradiscono il mio tempo agli occhi del volgo
e così mentre sto guardando…
questo film superaccessoriato
penso al mio tempo
fatto di pelleicole in bianco e nero
che spesso si laceravano…
a far inondar così la sala di urla di diniego
erano allora cose semplici...
le trame
a parlar della vita così come era
e perciò...
nella semplicità del lor esser...
quei film nel candor del raccontare
se visti oggi...
forse si farebbero ancora amare

029-Il Film (Giorni e Nuvole di Silvio Soldini)

La storia ti afferra
vorace ti afflati
ne fai parte
ora tremi
problemi di vita
l'identità sociale
vibri
provi rabbia
valori terreni
amici interessati
vuoto interiore
l'assenza
si scende la china
si è perduti
si riprende
la dignità
i giorni di ieri
passato lontano
ora amore
ed un prato

028-Il regista (dedica a Stanley Kubrik)

Mondo di celluloide
racconta la storia di vita
creata immaginata
sognata
regista che osserva
appunta, registra
ed al ciak
si avvicina
oltre il battito e la vita
al di là del tempo
nel divenire
in spazi remoti
pellicola che scorre
la mente incide flash
il montaggio
e il film prende forma
talento e magia
coscienza di un tutto
incommensurabile

027-L'arrivo di un treno alla stazione di La ciotat (dedica a I fratelli Lumière)

Immaginar conviene
un tempo lontano
di cinema muto
e sentimento umano.
In bianco e nero
meraviglie mai viste
scorrevano fuori
da giornali e riviste.
Arrivò a gennaio
quel treno a vapore
che turbò l’animo
d’ogni suo spettatore.
Sembrò sulla folla
scagliarsi beffardo,
come fosse la scena
del suo traguardo.
E sospirarono tutti
con un plauso finale
ai fratelli Lumière
per l’idea geniale.
E ancora oggi,
quando una pellicola va,
attendiamo un treno
alla stazione di la Ciotat.

026-Demiourgòs

-l'illustre Creatore rivela-
Tra penombra e gelo di luci
Io plasmo, affastellando umidi boschi
e fumosi tombini in vicoli foschi
-sentieri in cui muovere creature truci-.
Scuri e coltelli apporre, e letti
in cui angeli sognanti riposino ignari,
certo inconsapevoli dei casi non rari
in cui Innocenza perversioni alletti.
Volgo cineprese e luminarie
nelle angolazioni più varie
sì da far rilucere ghigni sinistri
-più argentei di pascoliani sistri-.
Conscio di filare cruente trame,
amalgamar la creta di turpi brame,
a un Demiurgo grottesco somiglio,
modellando d'Ispirazione l'ambiguo figlio.
E negli angoli cupi annuisco
dalla maestria con cui rapisco
i miei Incubi lunari.
Trascendendo il Sogno, rendendoli reali.

025-Androne

-mobili fiamme nella caverna delle idee-
[Avvolgo bobine da immemore tempo
-dall'epoca in cui fuoco e vento
miscelati erano in unico ardore-]
Amalgama di terra e umori
mondi inesplorati, porte socchiuse
su rivi contorti, figure astruse
adagiate tra neve e fiori:
tali sarebbero i coacervi di nastri
a meno che io, con abili incastri
non ordinassi nel rullo rotondo
ventiquattro fotogrammi al secondo.
E dando le spalle allo schermo
ombre ondeggianti sull'oscuro muro
mobili proiezioni del mondo figuro:
al pari di un rigido, ottuso e fermo
atavico essere imprigionato
nel Platonico antro da spire legato.
Eppur a destra -regolare cadenza-
 ellissi d'ebano noto pulsare:
è l'istante in cui smetto di sognare,
abbagliato dal lampo della Conoscenza.
E come il Filosofo, dai lacci sciolto,
verso il Reale, nuovamente, mi volto.

024-Scarto metaforico dell'attore

nello schermo
indefinito
m’ammaliasti con
infinito
ardore il quale una volta
finito
poiché lo sai che crudelmente
finto
mi ha quasi sbriciolato e asciugato
finoa seccarmi. Ora vorrei fossi tu a pagare un
fio
e per una volta mi mostrassi il tuo vero misterioso
io

023-3 D

bucaniere schifoso sei un lurido verme,
mi hai attaccato per tentare di infilzarmi?
te la prendi con me perché sono inerme,
ma sei sicuro che questa sedia mi disarmi?
si sono accese le luci, il pirata è svanito
alzo il sedere e butto un paio di occhiali
sono ancora vivo, ma qualcosa è deceduto
la fantasia non vola più, non ha più le ali.

022-E se ancora

E se ancora  i tuoi occhi
potranno godere meraviglie
e se ancora il tuo cuore
potrà confortare
il pianto di una mamma
E se ancora
potrai scorrere linfa
per strade infinite
a ridare vita e
a  generare vigore
E se ancora
potrà il tuo respiro
riempire il mondo
non avrai vissuto invano
né invano sarai andato
Regala al mattino
un germoglio nuovo
si aprirà a vivere le gioie e
fronteggiare gli affanni
perché avrà dentro il tuo calore.

021-Terra mia

Zolla di terra che  pigra               
 ti crogioli al sole che caldo
matura i tuoi frutti
scalda i tuoi boschi
scioglie le nevi
nutre i tuoi figli e
gli anima i cuori
Terra che dolce
offri i tuoi fianchi
ad un mare che tenero
t’abbraccia
accarezza
percorre
Terra che muta
distendi il tuo corpo
ad un cielo che ridente
ti copre
protegge
riflette
Terra che oziosa
ti trastulli all’aria
che odora di buono
di sano, di vero
che riempie le case
le piazze, le vie
VIVI…Terra mia!

020-L'unico gesto

La verità tante volte si scioglie
come neve antica e desueta.
Forse è inevitabile che sia così.
Sono lembi dispersi di un sentimento
che non aveva voce, ma uno strido in declino.
Prima.....ogni gesto era un rituale.
Oggi l'unico gesto che ti segue
è un bacio soffiato sulle dita del tempo.

019-Tormento

Non c'era altra scelta, mi osservava.
L'angoscia trasformata in tormento.
L'amore avrebbe potuto donarle tanto,
se il cuore, il mio cuore,
glielo avesse consentito.
Probabilmente non capiterà più di assaporare
quello che poteva essere, lei doveva andare,
per quanto tempo, il tempo doveva aspettare?
Fra quanto tempo, lei, poteva tornare?
Sopraffatto dal desiderio
cosa resterà di quel tormento?

018-Ciak, azione!

Ciak, Azione!
 Echeggia,
 nel giorno
quanto nella notte,
forse sulle feroci grida
della battaglia,  sull' intrisa  sconfitta
e dolente vittoria.
Avanza,magica,
in un tempo dilatato
nell 'immensita' dello spazio
o stretta tra i denti
all'infinito,
con il suo  vagito primordiale
 mostro nascente,
dalle meravigliose ali,
dalle mutevoli facce,
piu' forte, crudele
 e affascinante
di quanto si possa
riuscire ad immaginare,
e poi pacata tace
e rinasce
ad ogni battito,
dentro quel suo ingegno
che a guardar bene
sembra un vero cuore
che batte...ciak,ciak..!Azione!

017-Solo un film

ti scrivo
tu mi scrivi
mi chiami
ed io
ti ascolto
e parlo.
giriamo giriamo
verso lo stesso
verso
ma non riusciamo a prendere
il tempo
per salire su
questa giostra al volo,
come quella dove da bambino
regalandole il mio sangue,
mi sono aperto il labbro
inferiore
che adesso sembra un panettone.
in questo preciso
istante
anche il presidente degli
stati uniti americani
parla di tradimento,
sobbalzo dal letto
- che conosciamo a memoria -
ma è solo un film.

016-L'amore rotrovato

E’ mattina,
lei si volta nel controluce:
il sorriso più splendente
della luce,
Maya

015-I pensieri dell'uomo immaginario

Marc Harmon è vivo.
Vivo come artista, s’intende.
Certo è un po’ invecchiato:
capelli grigi e rughe,
l’occhio azzurro liquido smarrito
 Però sapere che fa parte
del cast di Chicago Hope
è rassicurante:
dopo un buio di visibilità di anni,
dopo averlo lasciato giovane e aitante
ne  “Il Presidio….”
 Marc Harmon è vivo
e un intero microcosmo
virtuale gioisce,
un’estate silenziosa è riscattata

014-Sonni e sogni di Quentin Tarantino

Sonni e sogni di Quentin Tarantino.
Raffreddandosi, il cerchio di Ierusalem
  appena pulsa.
Una squama opaca illumina la spietatezza dello sguardo:
una calmucca, figlia dell’Oriente.
Lui scatta, ribollendo di cinabro saturnino nello scolo,
mentre lei gli esplode contro una due tre quattro cartucce.
Il serpe creperà, ma nel crepuscolo della prima luce rosseggeranno
[ le sue spire rigenerate.
O Dragon Cinéma, io inalo le tue esalazioni.
Ombre di corpi traboccano dai tuoi schermi scuri
per essere iniettate  nel muscolo cardiaco.
Lo riconosci? Questo luogo serpentesco  a te è fratello.
   Il dito di lumière si contrae sul grilletto,
   in attesa  dell’esercito notturno delle blatte.

013-In caveaux bancari

In caveaux bancari
accatastiamo carta
lasciando che muoia
un uomo
per strada
                                               l’ingranaggio economico
                                               regola il tutto,
                                               non puoi ripagare
                                               un uomo che sgarra.
l’angoscia mi schiaccia
perché ha capito
che non è un film
quell’uomo che cade
ma soffre
si piega
e perde la vita
                                              ……il tasso bancario
                                              è salito di nuovo.

012-Il cinema (per me)

Sinistre gonne
ondeggianti controvento
innaturali gonne
dai fiori recisi
incisi decisi
conclamati fiori
Sinistre ombre
andare nel buio
danzando di luce
respirando di nero
una figura senza colore
che non c'è
Insistendo di pensiero
ove l'idea non entra
è come smalto
rosso
su cicatrice indelebile
di unghia di morso.

011-L'uomo che verrà

Entrare con occhi nudi di bimbo
dove ogni vita era una vita
sognare insieme nel letto
all’odore di neve.
Maestà silenziosa del bove
come calma preghiera
per il dono del pane
che riunisce tutti la sera.
Tra il fango e il fieno
il seme dell’uomo che viene,
lucciole spose della notte
brillano sul cavo della terra.